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mercoledì 16 novembre 2011
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venerdì 7 ottobre 2011
Festa della zucca, Salzano (Venezia)
Festa della zucca, Salzano (Venezia) da venerdì 21 ottobre 2011 a martedì 1 novembre 2011
È una manifestazione che ha raggiunto in breve livelli di interesse e partecipazione impensabili; i visitatori vengono “rapiti” dalla simpatia di questo prodotto orticolo, tipico della realtà rurale locale, dai svariati colori e curiosissimo nelle sue molteplici forme e qualità.
La rassegna si basa sul concorso a premi a categorie per le migliori zucche, gara in cui viene incoronato il “Re della zucca” proprietario della zucca più pesante, che ultimamente ha raggiunto il record di 358 kg ed interessanti sono anche le altre categorie, come la zucca più lunga (record 272 cm), la più piccola ed i lavori di composizione.
Padrona della festa, però, è la gastronomia, per la presenza di innumerevoli specialità a base di zucca, dai tradizionali ravioli e risotto di zucca, agli gnocchi ed alle pietanze al sugo di zucca, tutti “piatti” tipici tradizionali paesani ma anche extralocali per la presenza di cuochi specializzati in materia, di livello nazionale come i cuochi dell’Associazione “terra di Virgilio” di Mantova.
Attorno a questo caratteristico ortaggio gira ormai tutto l’attività locale, dalla scuola con la presentazione di lavori e ricerche sul tema ai produttori e consorzi agrari per giungere alla fornitissima mostra di ceramiche ed alle variopinte e gustosissime specialità a base di zucca presentate da ristoranti, pizzerie, panifici e pasticcerie di Salzano.
La manifestazione si caratterizza per la varietà dell`offerta:
- concorsi per le miglior zucche, divenute protagoniste con le proprie caratteristiche portando colore, forme più strane, accostamenti, curiosità e simpatie;
- gastronomia, con degustazioni a tema e prodotti di qualità;
- mostra-mercato della zucca e non solo;
- stand dell'artigianato
- e per finire le ottime orchestre.
Il tutto si svolge su un`area di 5000 mq interamente coperti.
È una manifestazione che ha raggiunto in breve livelli di interesse e partecipazione impensabili; i visitatori vengono “rapiti” dalla simpatia di questo prodotto orticolo, tipico della realtà rurale locale, dai svariati colori e curiosissimo nelle sue molteplici forme e qualità.
La rassegna si basa sul concorso a premi a categorie per le migliori zucche, gara in cui viene incoronato il “Re della zucca” proprietario della zucca più pesante, che ultimamente ha raggiunto il record di 358 kg ed interessanti sono anche le altre categorie, come la zucca più lunga (record 272 cm), la più piccola ed i lavori di composizione.
Padrona della festa, però, è la gastronomia, per la presenza di innumerevoli specialità a base di zucca, dai tradizionali ravioli e risotto di zucca, agli gnocchi ed alle pietanze al sugo di zucca, tutti “piatti” tipici tradizionali paesani ma anche extralocali per la presenza di cuochi specializzati in materia, di livello nazionale come i cuochi dell’Associazione “terra di Virgilio” di Mantova.
Attorno a questo caratteristico ortaggio gira ormai tutto l’attività locale, dalla scuola con la presentazione di lavori e ricerche sul tema ai produttori e consorzi agrari per giungere alla fornitissima mostra di ceramiche ed alle variopinte e gustosissime specialità a base di zucca presentate da ristoranti, pizzerie, panifici e pasticcerie di Salzano.
La manifestazione si caratterizza per la varietà dell`offerta:
- concorsi per le miglior zucche, divenute protagoniste con le proprie caratteristiche portando colore, forme più strane, accostamenti, curiosità e simpatie;
- gastronomia, con degustazioni a tema e prodotti di qualità;
- mostra-mercato della zucca e non solo;
- stand dell'artigianato
- e per finire le ottime orchestre.
Il tutto si svolge su un`area di 5000 mq interamente coperti.
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Mostra a Venezia "L'eleganza in esilio"
"L'eleganza in esilio. Tra moda e costume, il tempo di Djagilev" è il titolo di una mostra a Venezia (Museo di Palazzo Mocenigo) dal 17 settembre 2011 al 6 gennaio 2012.
All'interno della mostra si racconta l'atmosfera culturale dell'intellighenzia russa e i famosissimi balletti russi di Djagilev (1909-1929).
Con più di 200 opere, che vanno dai costumi dei balletti agli abiti dei nobili russi emigrati dopo la Rivoluzione d'Ottobre, "L'eleganza in esilio" riproduce un'epoca storica attraverso la moda del tempo.
A cura di Francesca Dalla Bernardina, con la collaborazione di “Noah Brand Energy”, la mostra è organizzata dalla Fondazione Musei Civici di Venezia, con il patrocinio della Fondazione Italia Russia, e si svolge nell'ambito delle celebrazioni dell’"Anno della cultura e della lingua italiana in Russia e della cultura e della lingua russa in Italia”.
(Intero: 5 euro, ridotto: 3,50)
All'interno della mostra si racconta l'atmosfera culturale dell'intellighenzia russa e i famosissimi balletti russi di Djagilev (1909-1929).
Con più di 200 opere, che vanno dai costumi dei balletti agli abiti dei nobili russi emigrati dopo la Rivoluzione d'Ottobre, "L'eleganza in esilio" riproduce un'epoca storica attraverso la moda del tempo.
A cura di Francesca Dalla Bernardina, con la collaborazione di “Noah Brand Energy”, la mostra è organizzata dalla Fondazione Musei Civici di Venezia, con il patrocinio della Fondazione Italia Russia, e si svolge nell'ambito delle celebrazioni dell’"Anno della cultura e della lingua italiana in Russia e della cultura e della lingua russa in Italia”.
(Intero: 5 euro, ridotto: 3,50)
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Parco del Contemporaneo a Mestre
Parco del Contemporaneo: Percorsi visivi e sonori, conferenze, seminari, incontri pubblici. Dall'8 al 29 ottobre a Forte Marghera, Mestre-Venezia, una manifestazione che si propone come attività aperta di elaborazione, intorno alla possibile vocazione pubblica e creativa del complesso ex-militare di Forte Marghera, risalente all'occupazione napoleonica e poi asburgica, luogo straordinario sospeso fra la terraferma e la laguna di Venezia.
Forte Marghera rappresenta oggi una occasione unica per ripensare le modalità di recupero, riutilizzo e valorizzazione di un bene comune. E richiede capacità di immaginazione e di elaborazione in grado di riconfigurarne le prospettive future in modo profondamente innovativo quanto rispettoso della sua valenza storica e ambientale.
Parco del Contemporaneo non si propone esclusivamente come luogo di conservazione e tutela, quanto anche come luogo in grado di comunicare una visione complessiva, e una sensibilità diffusa della odierna vita urbana legata alla contemporaneità nelle sue varie forme: dalla contemplazione della natura alla produzione e fruizione della ricerca artistica, dalle attività del tempo libero all’educazione ambientale.
Uno spazio per una diversa percezione della stessa città che vi è intorno, ben lontana dalla sola immagine internazionalmente nota.
Tre le distinte attività che strutturano l’iniziativa: la prima a carattere espositivo (Edge Park – Un percorso fra arte, architettura e ambiente); la seconda composta di interventi visivi e sonori nell’area di Forte Marghera (Soundscape); la terza a carattere convegnistico e seminariale (Public, green, eco-economics. Un altro approccio intorno alla questione del bene comune): piattaforma di incontri pubblici i cui specifici interventi verranno e comunicati nel corso stesso della manifestazione.
Forte Marghera rappresenta oggi una occasione unica per ripensare le modalità di recupero, riutilizzo e valorizzazione di un bene comune. E richiede capacità di immaginazione e di elaborazione in grado di riconfigurarne le prospettive future in modo profondamente innovativo quanto rispettoso della sua valenza storica e ambientale.
Parco del Contemporaneo non si propone esclusivamente come luogo di conservazione e tutela, quanto anche come luogo in grado di comunicare una visione complessiva, e una sensibilità diffusa della odierna vita urbana legata alla contemporaneità nelle sue varie forme: dalla contemplazione della natura alla produzione e fruizione della ricerca artistica, dalle attività del tempo libero all’educazione ambientale.
Uno spazio per una diversa percezione della stessa città che vi è intorno, ben lontana dalla sola immagine internazionalmente nota.
Tre le distinte attività che strutturano l’iniziativa: la prima a carattere espositivo (Edge Park – Un percorso fra arte, architettura e ambiente); la seconda composta di interventi visivi e sonori nell’area di Forte Marghera (Soundscape); la terza a carattere convegnistico e seminariale (Public, green, eco-economics. Un altro approccio intorno alla questione del bene comune): piattaforma di incontri pubblici i cui specifici interventi verranno e comunicati nel corso stesso della manifestazione.
Venice Bierfestival a Marghera
Marghera (VE) - dal 30 settembre al 16 ottobre 2011
Amanti della birra? Se il meteo dei prossimi giorni non si sbilancia sulle previsioni del tempo, noi possiamo assicurarvi pioggia ma di birra!
La manifestazione "Venice Bierfestival" a Marghera (VE), porta nel Veneto aria da "Oktober Fest". Con concerti, specialità gastronomiche e tanta, tanta birra, in via Bottenigo 129, si può bere, mangiare e ballare.
Dal 30 settembre al 16 ottobre 2011, tra gli eventi in programma abbiamo il concerto di Renato Zero in apertura, di Vasco Rossi il 2 ottobre e di Madonna il 16 ottobre.
La birra Oktober Fest proviene direttamente da Monaco, e si possono assaggiare piatti tedeschi come italiani, dai wurstel al brezel alla polenta.
Orari: dalle 19.30 a mezzanotte.
La manifestazione "Venice Bierfestival" a Marghera (VE), porta nel Veneto aria da "Oktober Fest". Con concerti, specialità gastronomiche e tanta, tanta birra, in via Bottenigo 129, si può bere, mangiare e ballare.
Dal 30 settembre al 16 ottobre 2011, tra gli eventi in programma abbiamo il concerto di Renato Zero in apertura, di Vasco Rossi il 2 ottobre e di Madonna il 16 ottobre.
La birra Oktober Fest proviene direttamente da Monaco, e si possono assaggiare piatti tedeschi come italiani, dai wurstel al brezel alla polenta.
Orari: dalle 19.30 a mezzanotte.
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martedì 4 ottobre 2011
Think Forward Film Festival
Think Forward Film Festival a Venezia
Il 20 e 21 Ottobre 2011 si svolgerà a Venezia presso la Fondazione Querini Stampalia la rassegna cinematografica dedicata ai cambiamenti climatici ed alle energie rinnovabili dal titolo "Think Forward Film Festival".
L'evento cinematografico Think Forward è un progetto dell'International Center Climate Governarce, organizzato per far conoscere al pubblico le grandi problematiche legate ai cambiamenti di clima attuali.
Un modo alternativo per per confrontarsi e discutere su uno dei tempi più preoccupanti della società attuale.
Durante il festival verranno proiettati lungometraggi e cortometraggi prodotti da registi internazionali, verranno organizzati incontri e dibattiti.
Il 20 e 21 Ottobre 2011 si svolgerà a Venezia presso la Fondazione Querini Stampalia la rassegna cinematografica dedicata ai cambiamenti climatici ed alle energie rinnovabili dal titolo "Think Forward Film Festival".
L'evento cinematografico Think Forward è un progetto dell'International Center Climate Governarce, organizzato per far conoscere al pubblico le grandi problematiche legate ai cambiamenti di clima attuali.
Un modo alternativo per per confrontarsi e discutere su uno dei tempi più preoccupanti della società attuale.
Durante il festival verranno proiettati lungometraggi e cortometraggi prodotti da registi internazionali, verranno organizzati incontri e dibattiti.
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Capodanno Venezia 2012
Ancora una volta tutti nella città più bella del mondo, nel segno dell'Amore: un grande bacio collettivo, accompagnato da musiche, brindisi e fuochi d'artificio, accoglierà il nuovo anno.
Venezia è una città dal fascino innegabile: impossibile restarle indifferenti a Capodanno.
E’ un luogo a Capodanno che sfida l’immaginazione, che rapisce, che cattura completamente l’attenzione; ci attira nel labirinto dei suoi vicoli mantenendo sempre intatto il suo mistero.
Il Capodanno veneziano 2012 farà pulsare i due cuori della città: Piazza San Marco a Venezia e Piazza Ferretto a Mestre, in una delle notti più importanti dell'anno, dedicata all'amore.
Appuntamento da non perdere per i più romantici, per chi vuole partecipare ad un evento unico, in un grande abbraccio di fratellanza e di internazionalità.
Venezia è una città dal fascino innegabile: impossibile restarle indifferenti a Capodanno.
E’ un luogo a Capodanno che sfida l’immaginazione, che rapisce, che cattura completamente l’attenzione; ci attira nel labirinto dei suoi vicoli mantenendo sempre intatto il suo mistero.
Il Capodanno veneziano 2012 farà pulsare i due cuori della città: Piazza San Marco a Venezia e Piazza Ferretto a Mestre, in una delle notti più importanti dell'anno, dedicata all'amore.
Appuntamento da non perdere per i più romantici, per chi vuole partecipare ad un evento unico, in un grande abbraccio di fratellanza e di internazionalità.
lunedì 3 ottobre 2011
Carnevale di Venezia 2012
Carnevale di Venezia 2012 : 4-5 Febbraio e 11-21 Febbraio 2012
Il Carnevale di Venezia, se non il più grandioso, è sicuramente il più conosciuto per il fascino che esercita e il mistero che continua a possedere anche adesso che sono trascorsi 900 anni dal primo documento che fa riferimento a questa famosissima festa.
Chi non ne ha mai sentirto parlare? Si hanno ricordi delle festività del Carnevale fin dal 1094, sotto il dogato di Vitale Falier, in un documento che parla dei divertimenti pubblici nei giorni che precedevano la Quaresima. Il documento ufficiale che dichiara il Carnevale una festa pubblica è del 1296 quando il Senato della Repubblica dichiarò festivo l’ultimo giorno della Quaresima.
Se un tempo il Carnevale era molto più lungo e cominciava addirittura la prima domenica di ottobre per intensificarsi il giorno dopo l’Epifania e culminare nei giorni che precedevano la Quaresima, oggi il Carnevale ha la durata di circa dieci giorni in coincidenza del periodo pre-pasquale ma la febbre del Carnevale comincia molto tempo prima anzi, forse non è scorretto dire che, a Venezia, la febbre del Carnevale non cessa mai durante l’anno.
Una sottile euforia si insinua tra le calli della città più bella del mondo e cresce impercettibilmente, sale con la stessa naturalezza dell’acqua, sfuma i contorni della cose, suggerisce misteri e atmosfere di tempi andati.
Il Carnevale di Venezia, se non il più grandioso, è sicuramente il più conosciuto per il fascino che esercita e il mistero che continua a possedere anche adesso che sono trascorsi 900 anni dal primo documento che fa riferimento a questa famosissima festa.
Chi non ne ha mai sentirto parlare? Si hanno ricordi delle festività del Carnevale fin dal 1094, sotto il dogato di Vitale Falier, in un documento che parla dei divertimenti pubblici nei giorni che precedevano la Quaresima. Il documento ufficiale che dichiara il Carnevale una festa pubblica è del 1296 quando il Senato della Repubblica dichiarò festivo l’ultimo giorno della Quaresima.
Se un tempo il Carnevale era molto più lungo e cominciava addirittura la prima domenica di ottobre per intensificarsi il giorno dopo l’Epifania e culminare nei giorni che precedevano la Quaresima, oggi il Carnevale ha la durata di circa dieci giorni in coincidenza del periodo pre-pasquale ma la febbre del Carnevale comincia molto tempo prima anzi, forse non è scorretto dire che, a Venezia, la febbre del Carnevale non cessa mai durante l’anno.
Una sottile euforia si insinua tra le calli della città più bella del mondo e cresce impercettibilmente, sale con la stessa naturalezza dell’acqua, sfuma i contorni della cose, suggerisce misteri e atmosfere di tempi andati.
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Venice Design Week
Dall’1 al 9 ottobre 2011 il design torna ad in risalto a Venezia grazie alla seconda edizione di Venice Design Week: dieci giorni dedicati alla creatività e alle sue interazioni con la storia e con il territorio veneziano. La città si ravviverà con una serie di esposizioni di designer italiani e stranieri incentrate sul tema LIQUIdiSEGNI, il disegno liquido.
Anche quest’anno la manifestazione sarà articolata in una serie di esposizioni ed incontri incentrati sul design: una serie di talks con esperti del settore, personalità di spicco del settore e giornalisti su tematiche diverse inerenti il prodotto e il giornalismo. Non mancheranno alcuni laboratori dedicati sia ai ragazzi che agli adulti per lo sviluppo della loro creatività!
In contemporanea alla Biennale d’Arte, viene riproposto il concorso internazionale “Fare cose/Art/Handcraft/Industry”, un’opportunità per misurarsi sulle contaminazioni tra design, arte, artigianato e industria nell'oggetto quotidiano.
L’iniziativa è patrocinata dal Comune di Venezia, dagli Assessorati alla cultura e alle attività produttive ed è sostenuta da docenti di scuole di design, accademie e università europee.
Informazioni:
Tel. 041 5209245
segreteria@designweek.it
www.designweek.it/it/programma.html
Anche quest’anno la manifestazione sarà articolata in una serie di esposizioni ed incontri incentrati sul design: una serie di talks con esperti del settore, personalità di spicco del settore e giornalisti su tematiche diverse inerenti il prodotto e il giornalismo. Non mancheranno alcuni laboratori dedicati sia ai ragazzi che agli adulti per lo sviluppo della loro creatività!
In contemporanea alla Biennale d’Arte, viene riproposto il concorso internazionale “Fare cose/Art/Handcraft/Industry”, un’opportunità per misurarsi sulle contaminazioni tra design, arte, artigianato e industria nell'oggetto quotidiano.
L’iniziativa è patrocinata dal Comune di Venezia, dagli Assessorati alla cultura e alle attività produttive ed è sostenuta da docenti di scuole di design, accademie e università europee.
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La leggenda del Bocolo di San Marco
Questa è una delle due storie che hanno dato origine alla secolare tradizione del bocolo (bocciolo di rosa) regalato ogni 25 aprile dai Veneziani alle proprie amate, compagne di vita, mamme e figlie.
Nella seconda metà dell'Ottocento la figlia del Doge Orso I Partecipazio, Maria, amava, ricambiata, un giovane di umili origini, un certo Tancredi.
Il Doge ovviamente non approvava la relazione, così la fanciulla consigliò all'amato di andare a combattere contro i Turchi per nascondere la propria condizione con la gloria delle imprese. La fama di Tancredi fece il giro del mondo, il giovane si distinse valorosamente in guerra, ma fu ferito mortalmente e cadde su un roseto.
Prima di morire però affidò all’amico Orlando un bocciolo tinto del rosso del suo sangue perché lo consegnasse alla sua amata come estremo pegno d’amore.
Il 25 aprile, il giorno dopo aver ricevuto da Orlando il messaggio d’amore dell’innamorato, Maria fu trovata morta nel suo letto con il bocciolo sul petto. Da allora, il 25 aprile la tradizione vuole che lo stesso omaggio sia ripetuto dai veneziani perché ognuno di essi possa esprimere i propri sentimenti alla persona amata.
Nella seconda metà dell'Ottocento la figlia del Doge Orso I Partecipazio, Maria, amava, ricambiata, un giovane di umili origini, un certo Tancredi.
Il Doge ovviamente non approvava la relazione, così la fanciulla consigliò all'amato di andare a combattere contro i Turchi per nascondere la propria condizione con la gloria delle imprese. La fama di Tancredi fece il giro del mondo, il giovane si distinse valorosamente in guerra, ma fu ferito mortalmente e cadde su un roseto.
Prima di morire però affidò all’amico Orlando un bocciolo tinto del rosso del suo sangue perché lo consegnasse alla sua amata come estremo pegno d’amore.
Il 25 aprile, il giorno dopo aver ricevuto da Orlando il messaggio d’amore dell’innamorato, Maria fu trovata morta nel suo letto con il bocciolo sul petto. Da allora, il 25 aprile la tradizione vuole che lo stesso omaggio sia ripetuto dai veneziani perché ognuno di essi possa esprimere i propri sentimenti alla persona amata.
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Biennale d'arte 2011
Biennale d'arte 2011 Venezia 4 giugno - 27 novembre 2011
Presentata nei giorni scorsi a Roma la 54 edizione della Biennale d'arte che si svolgerà a Venezia dal 4 giugno al 27 novembre 2011.
Sarà la Biennale dei giovani (32 artisti su 82 hanno meno di 35 anni), delle donne (32), delle "prime volte" (per 61 quello veneziano sarà un battesimo). Ma, soprattutto, la 54 esposizione di Venezia sarà la Biennale di Bice Curiger, la nuova curatrice svizzera.
La curatrice dice che non ci saranno facili preoccupazioni: il nume tutelare sarà Tintoretto. Tre opere del pittore cinquecentesco, ancora misteriose, avranno un posto di rilievo nel Padiglione centrale.
I paesi presenti saranno 83, undici in più della scorsa rassegna.
Il Padiglione Italia sarà curato da Vittorio Sgarbi. 9 gli artisti italiani invitati all'esposizione principale: Giorgio Andreotta Calò, Meris Angioletti, Elisabetta Benassi, Monica Bonvicini, Gianni Colombo, Luca Francesconi, Luigi Ghirri, Giulia Piscitelli, Marilena Salvatore.
Una delle novità della Biennale 54 sono i "parapadiglioni": Franz West, Monika Sosnowska, Song Dong e Oscar Tuazon creeranno appositamente opere di carattere architettonico e scultoreo che "ospiteranno" il lavoro di altri.
Presentata nei giorni scorsi a Roma la 54 edizione della Biennale d'arte che si svolgerà a Venezia dal 4 giugno al 27 novembre 2011.
Sarà la Biennale dei giovani (32 artisti su 82 hanno meno di 35 anni), delle donne (32), delle "prime volte" (per 61 quello veneziano sarà un battesimo). Ma, soprattutto, la 54 esposizione di Venezia sarà la Biennale di Bice Curiger, la nuova curatrice svizzera.
La curatrice dice che non ci saranno facili preoccupazioni: il nume tutelare sarà Tintoretto. Tre opere del pittore cinquecentesco, ancora misteriose, avranno un posto di rilievo nel Padiglione centrale.
I paesi presenti saranno 83, undici in più della scorsa rassegna.
Il Padiglione Italia sarà curato da Vittorio Sgarbi. 9 gli artisti italiani invitati all'esposizione principale: Giorgio Andreotta Calò, Meris Angioletti, Elisabetta Benassi, Monica Bonvicini, Gianni Colombo, Luca Francesconi, Luigi Ghirri, Giulia Piscitelli, Marilena Salvatore.
Una delle novità della Biennale 54 sono i "parapadiglioni": Franz West, Monika Sosnowska, Song Dong e Oscar Tuazon creeranno appositamente opere di carattere architettonico e scultoreo che "ospiteranno" il lavoro di altri.
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domenica 2 ottobre 2011
Piazza San Marco
Piazza San Marco a Venezia
Piazza San Marco a Venezia è sicuramente una delle più belle piazze del mondo.
E' la principale attrazione turistica monumentale della città.
Piazza San Marco si può visitare tutto l'anno e non si deve pagare un biglietto per accedervi. Piazza San Marco è, singolare caso a Venezia, l'unico grande spazio aperto denominato "Piazza", mentre gli altri si chiamano "Campi".
Piazza San Marco ha la forma di un trapezio con una lunghezza di 175 metri, ha una larghezza di 57 metri sul lato minore dell'Ala Napoleonica e 83 mt. sul lato della Chiesa di San Marco.
Ponendosi in centro di Piazza San Marco e guardando verso la basilica, si potranno vedere in senso orario i seguenti edifici: il Campanile di San Marco, le Procuratie Nuove, l' Ala Napoleonica, le Procuratie Vecchie, la Torre dell'Orologio, il Palazzo Patriarcale e naturalmente la Chiesa di San Marco (di cui si parlerà in una pagina a parte). Ricordiamo che non si deve pagare per entrare in Piazza San Marco. Gli altri edifici affacciati in Piazza, alcuni pubblici altri privati, si possono visitare a pagamento o gratis.
Piazza San Marco a Venezia è sicuramente una delle più belle piazze del mondo.
E' la principale attrazione turistica monumentale della città.
Piazza San Marco si può visitare tutto l'anno e non si deve pagare un biglietto per accedervi. Piazza San Marco è, singolare caso a Venezia, l'unico grande spazio aperto denominato "Piazza", mentre gli altri si chiamano "Campi".
Piazza San Marco ha la forma di un trapezio con una lunghezza di 175 metri, ha una larghezza di 57 metri sul lato minore dell'Ala Napoleonica e 83 mt. sul lato della Chiesa di San Marco.
Ponendosi in centro di Piazza San Marco e guardando verso la basilica, si potranno vedere in senso orario i seguenti edifici: il Campanile di San Marco, le Procuratie Nuove, l' Ala Napoleonica, le Procuratie Vecchie, la Torre dell'Orologio, il Palazzo Patriarcale e naturalmente la Chiesa di San Marco (di cui si parlerà in una pagina a parte). Ricordiamo che non si deve pagare per entrare in Piazza San Marco. Gli altri edifici affacciati in Piazza, alcuni pubblici altri privati, si possono visitare a pagamento o gratis.
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Il centro storico di Venezia: I sestieri
Venezia è divisa in sei quartieri chiamati sestieri, suddivisione che risale alle origini della città.
La numerazione civica è unica per ciascun sestiere e raggiunge numeri a quattro cifre, fatta eccezione per le aree più grandi incluse in isole non collegate da ponti; dal momento che la numerazione segue un percorso "a spirale", non di rado capita di vedere due numeri civici molti diversi fra loro a distanza ravvicinata.
Oggi il Centro Storico lagunare di Venezia è diviso nei sei sestieri di: Dorsoduro, Santa Croce, San Polo, San Marco, Cannaregio, Castello e si sviluppa su ben 118 isolette collegate da 354 ponti e divise da 177 tra rii e canali.
Il centro può essere considerato Piazza San Marco, per definizione unica piazza della città (le altre sono denominate Campi), una delle più belle al mondo, dove si trovano l'omonima basilica, il Palazzo Ducale ed il campanile storico.
Un altro simbolo della città è il Ponte di Rialto su cui si affacciano le caratteristiche botteghe. Si può accedere al Centro Storico di Venezia in due modi: via terra con il ponte translagunare via acqua con i servizi di vaporetto pubblico. In caso di arrivo via terra con linea ferroviaria o automobilistica, dai due terminal rispettivamente di Santa Lucia e di Piazzale Roma, si possono prendere tre direzioni per giungere a Piazza San Marco.
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Sestiere di San Marco
Il Sestiere di San Marco a Venezia
Il sestiere di San Marco è il più antico e famoso di tutta Venezia. Tutto iniziò da qui!!!
All’inizio veniva chiamato Rivoalto (da cui il nome Rialto) in riferimento alle isole su cui è stata costruita tutta l’area. Il suo fulcro è Piazza San Marco, un luogo che per più di mille anni è stato il cuore politico e giudiziario della Repubblica di Venezia.
Il sestiere di San Marco è delimitato a Nord, Ovest e Sud dal Canal Grande, e ad est confina con i sestieri di Castello e Cannaregio. È collegato ai sestieri di San Polo tramite il ponte di Rialto e a quello di Dorsoduro tramite il Ponte dell’Accademia. Fa perte del sestier anche l’isola di San Giorgio.
Gli abitanti del quartiere sono pochi, alla fine del 2007 erano solo 4236, in quanto gran parte dei palazzi sono occupati da attività turistiche o inerenti al turismo.
Purtroppo questo è il prezzo che ha dovuto pagare per la sua bellezza e per tutte le sue meraviglie ed opere d’arte.
Il sestiere di San Marco è il più antico e famoso di tutta Venezia. Tutto iniziò da qui!!!
All’inizio veniva chiamato Rivoalto (da cui il nome Rialto) in riferimento alle isole su cui è stata costruita tutta l’area. Il suo fulcro è Piazza San Marco, un luogo che per più di mille anni è stato il cuore politico e giudiziario della Repubblica di Venezia.
Il sestiere di San Marco è delimitato a Nord, Ovest e Sud dal Canal Grande, e ad est confina con i sestieri di Castello e Cannaregio. È collegato ai sestieri di San Polo tramite il ponte di Rialto e a quello di Dorsoduro tramite il Ponte dell’Accademia. Fa perte del sestier anche l’isola di San Giorgio.
Gli abitanti del quartiere sono pochi, alla fine del 2007 erano solo 4236, in quanto gran parte dei palazzi sono occupati da attività turistiche o inerenti al turismo.
Purtroppo questo è il prezzo che ha dovuto pagare per la sua bellezza e per tutte le sue meraviglie ed opere d’arte.
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La Torre dell'Orologio in Piazza San Marco
La Torre dell'Orologio in Piazza San Marco a Venezia
La Torre dell'Orologio è un edificio rinascimentale situato in piazza San Marco a Venezia.
L'edificio consta di una torre centrale, costruita tra il 1496 e il 1499 dall'architetto Mauro Codussi, e di due ali laterali, aggiunte successivamente. L'arco sottostante collega la piazza con le Mercerie.
La Torre dei Mori è uno dei segni architettonici più celebri di Venezia: sovrasta come un arco di trionfo l'accesso alla nevralgica via commerciale della città, l'antica Merceria. Essa è anche un elemento insieme di rottura e di connessione tra le varie parti architettoniche del complesso di piazza S. Marco e tra le diverse funzioni urbane che da esso si diramano: le sedi del potere politico e religioso; i luoghi della rappresentanza e quelli dell'economia; l'affaccio verso il mare e l'articolazione dell'intera maglia edilizia cittadina.
La torre è, insomma, con il suo grande Orologio astronomico, capolavoro di tecnica e di ingegneria, un irrinunciabile elemento dell'immagine stessa di Venezia e ne segna, oramai da cinquecento anni esatti, la vita, la storia e il continuo scorrere del tempo.
Dopo la chiusura per restauri durata quasi due anni, la Torre dell'Orologio, uno dei simboli della Piazza San Marco, è finalmente tornata a scandire le ore della vita veneziana e a dominare l'imbocco delle Mercerie. Sovrastano la Torre i due Giganti (uno giovane e l'altro vecchio a sottolineare il decorso del tempo) che battono le ore e che, anneriti con l'andar del tempo, vengono chiamati popolarmente i Mori.
Il complesso funzionamento del grande orologio esalta la meccanica, la matematica e la geometria. Il quadrante dell’orologio, con il suo apparato astronomico, è rifinito in smalto oltremarino e oro, così come il cielo stellato che fa da sfondo al leone alato. L' orologio che indica le ore, le fasi lunari e quelle dello zodiaco al centro della torre, permetteva ai marinai di conoscere i movimenti delle maree e i mesi favorevoli alla navigazione. E i mori, che alla sommità battevano le ore, erano il segno di un potere che si estendeva sino al Levante: il doge inviava al sultano pittori come Gentile Bellini e importava spezie, damaschi e schiavi. La Serenissima ricompensò lautamente i fratelli Ranieri che costruirono l' orologio, ma poi fece cavar loro gli occhi perché non potessero mai più ripetere una tal meraviglia.
Dopo l'ultimo recente restauro, iniziato nel 2004 e terminato nel mese di maggio del 2006, la Torre è stata riaperta al pubblico per le visite a partire dal mese di settembre 2006, con visite guidate per piccoli gruppi, ma solo su prenotazione e con modalità che saranno rese note dal Comune di Venezia.
La Torre dell'Orologio è un edificio rinascimentale situato in piazza San Marco a Venezia.
L'edificio consta di una torre centrale, costruita tra il 1496 e il 1499 dall'architetto Mauro Codussi, e di due ali laterali, aggiunte successivamente. L'arco sottostante collega la piazza con le Mercerie.
La Torre dei Mori è uno dei segni architettonici più celebri di Venezia: sovrasta come un arco di trionfo l'accesso alla nevralgica via commerciale della città, l'antica Merceria. Essa è anche un elemento insieme di rottura e di connessione tra le varie parti architettoniche del complesso di piazza S. Marco e tra le diverse funzioni urbane che da esso si diramano: le sedi del potere politico e religioso; i luoghi della rappresentanza e quelli dell'economia; l'affaccio verso il mare e l'articolazione dell'intera maglia edilizia cittadina.
La torre è, insomma, con il suo grande Orologio astronomico, capolavoro di tecnica e di ingegneria, un irrinunciabile elemento dell'immagine stessa di Venezia e ne segna, oramai da cinquecento anni esatti, la vita, la storia e il continuo scorrere del tempo.
Dopo la chiusura per restauri durata quasi due anni, la Torre dell'Orologio, uno dei simboli della Piazza San Marco, è finalmente tornata a scandire le ore della vita veneziana e a dominare l'imbocco delle Mercerie. Sovrastano la Torre i due Giganti (uno giovane e l'altro vecchio a sottolineare il decorso del tempo) che battono le ore e che, anneriti con l'andar del tempo, vengono chiamati popolarmente i Mori.
Il complesso funzionamento del grande orologio esalta la meccanica, la matematica e la geometria. Il quadrante dell’orologio, con il suo apparato astronomico, è rifinito in smalto oltremarino e oro, così come il cielo stellato che fa da sfondo al leone alato. L' orologio che indica le ore, le fasi lunari e quelle dello zodiaco al centro della torre, permetteva ai marinai di conoscere i movimenti delle maree e i mesi favorevoli alla navigazione. E i mori, che alla sommità battevano le ore, erano il segno di un potere che si estendeva sino al Levante: il doge inviava al sultano pittori come Gentile Bellini e importava spezie, damaschi e schiavi. La Serenissima ricompensò lautamente i fratelli Ranieri che costruirono l' orologio, ma poi fece cavar loro gli occhi perché non potessero mai più ripetere una tal meraviglia.
Dopo l'ultimo recente restauro, iniziato nel 2004 e terminato nel mese di maggio del 2006, la Torre è stata riaperta al pubblico per le visite a partire dal mese di settembre 2006, con visite guidate per piccoli gruppi, ma solo su prenotazione e con modalità che saranno rese note dal Comune di Venezia.
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Il Campanile di San Marco
Il Campanile di San Marco a Venezia
Il campanile di San Marco è uno dei simboli della città di Venezia. I veneziani lo chiamano affettuosamente El paròn de casa (Il padrone di casa).
Ha un'altezza complessiva che sfiora i 100 metri con in cima una statua dorata dell'Arcangelo Gabriele, alta tre metri, con delle grandi ali che, spinte dal vento, la fanno ruotare su se stessa. Quando l'angelo è rivolto verso la basilica per i veneziani è segno che ci sarà l'acqua alta.
La mattina del 14 luglio del 1902 i veneziani si risvegliarono senza il loro campanile. Un crollo improvviso aveva cancellato per sempre una delle immagini icona della città. La sera dello stesso giorno il Consiglio Comunale, riunito d'urgenza, deliberò che il Campanile si ricostruisse "com'era e dov'era".
Venezia non poteva davvero rinunciare a uno dei suoi simboli più cari. La cronaca della sua ricostruzione esprime il profondo attaccamento dei veneziani a questo monumento: nel 1903 già cominciavano i lavori e nel 1912 l'Angelo veniva ricollocato al suo posto.
E furono ricollocate al loro posto anche le sue cinque campane: la Nona, che suonava alla nona ora, la Marangona (da "marangon", che sognifica carpentiere), che suonava al mattino e alla sera, all'ora d'inizio e di fine del lavoro, il Maleficio, che annunciava le condanne a morte, la Trottiera e la campana dei Pregadi, che richiamavano magistrati e senatori alle sedute di Palazzo Ducale. Alla base del campanile si trova la marmorea loggetta, elegante opera di Jacopo Sansovino (1537-49).
Il campanile di San Marco è uno dei simboli della città di Venezia. I veneziani lo chiamano affettuosamente El paròn de casa (Il padrone di casa).
Ha un'altezza complessiva che sfiora i 100 metri con in cima una statua dorata dell'Arcangelo Gabriele, alta tre metri, con delle grandi ali che, spinte dal vento, la fanno ruotare su se stessa. Quando l'angelo è rivolto verso la basilica per i veneziani è segno che ci sarà l'acqua alta.
La mattina del 14 luglio del 1902 i veneziani si risvegliarono senza il loro campanile. Un crollo improvviso aveva cancellato per sempre una delle immagini icona della città. La sera dello stesso giorno il Consiglio Comunale, riunito d'urgenza, deliberò che il Campanile si ricostruisse "com'era e dov'era".
Venezia non poteva davvero rinunciare a uno dei suoi simboli più cari. La cronaca della sua ricostruzione esprime il profondo attaccamento dei veneziani a questo monumento: nel 1903 già cominciavano i lavori e nel 1912 l'Angelo veniva ricollocato al suo posto.
E furono ricollocate al loro posto anche le sue cinque campane: la Nona, che suonava alla nona ora, la Marangona (da "marangon", che sognifica carpentiere), che suonava al mattino e alla sera, all'ora d'inizio e di fine del lavoro, il Maleficio, che annunciava le condanne a morte, la Trottiera e la campana dei Pregadi, che richiamavano magistrati e senatori alle sedute di Palazzo Ducale. Alla base del campanile si trova la marmorea loggetta, elegante opera di Jacopo Sansovino (1537-49).
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Festa delle Marie a Venezia
Festa delle Marie a Venezia
La Festa delle Marie era una delle più amate dal popolo veneziano che però cadde in disuso già nel 1379 e furipresa alcuni secoli dopo ma in forma molto ridotta.
Narra una leggenda che nel 943, sotto il doge Pietro Candiano, fosse nell’uso veneziano celebrare i matrimoni in ‘un unico giorno dell’anno. Le spose partivano in corteo acqueo dall’Arsenale lungo il rio detto “delle Vergini” per raggiungere i promessi sposi che le attendevano assieme agli invitati nella Chiesa di San Nicolò al Lido. Quell’anno i pirati triestini o narentani, con una temeraria scorreria, assalirono il corteo in laguna e rapirono le spose con tutti i corredi e le doti. I pirati vennero presto raggiunti nella laguna di Caorle (dove i pirat8i si stavano spartendo il bottino) dalla spedizione che i veneziani inferociti avevano approntato già poche ore dopo il ratto. I pirati vennero tutti trucidati sul posto e le spose riportate alla cerimonia. Il Governo della Serenissima impose allora a didici famiglie patrizie di provvedere ogni anno alla dote di dodici fanciulle veneziane povere scelte tra le più belle e che venivano battezzate come “Marie”. La festa si svolgeva nel mese di gennaio e prevedeva che le fanciulle si recassero nelle Chiesa di San Pietro di Castello dove venivano benedette dal vescovo. Dopo la banedizione le ragazze venivano portate a San Marco per incontrare il Doge. Seguiva la sfilata sul Bucintoro fino a Santa Maria Formosa.
Nel corso dei secoli ci furono volte in cui la festa diventò una vera e propria farsa con le Marie sostituite da dodici fantocci di legno sui quali il popolo si esercitava al tiro al bersaglio. Da questo gioco nacque il detto delle “Maria de Tola” ad indicare una donna freda e impettita. Secondo una interpretazione etimologica da questa espressione deriverebbe anche il termine Marionetta.
L' antica festa delle Marie è stata reintrodotta in tempi recenti e si celebra in due distinte occasioni. Una durante il Carnevale con la parata di dodici fanciulle veneziane, tra cui viene eletta la più bella. L'altra in giugno quando, durante la festa di S.Pietro di Castello, si organizza la regata femminile su mascarete detta appunto delle Marie, cui partecipano giovani regatanti alle prime esperienze sui remi.
La Festa delle Marie era una delle più amate dal popolo veneziano che però cadde in disuso già nel 1379 e furipresa alcuni secoli dopo ma in forma molto ridotta.
Narra una leggenda che nel 943, sotto il doge Pietro Candiano, fosse nell’uso veneziano celebrare i matrimoni in ‘un unico giorno dell’anno. Le spose partivano in corteo acqueo dall’Arsenale lungo il rio detto “delle Vergini” per raggiungere i promessi sposi che le attendevano assieme agli invitati nella Chiesa di San Nicolò al Lido. Quell’anno i pirati triestini o narentani, con una temeraria scorreria, assalirono il corteo in laguna e rapirono le spose con tutti i corredi e le doti. I pirati vennero presto raggiunti nella laguna di Caorle (dove i pirat8i si stavano spartendo il bottino) dalla spedizione che i veneziani inferociti avevano approntato già poche ore dopo il ratto. I pirati vennero tutti trucidati sul posto e le spose riportate alla cerimonia. Il Governo della Serenissima impose allora a didici famiglie patrizie di provvedere ogni anno alla dote di dodici fanciulle veneziane povere scelte tra le più belle e che venivano battezzate come “Marie”. La festa si svolgeva nel mese di gennaio e prevedeva che le fanciulle si recassero nelle Chiesa di San Pietro di Castello dove venivano benedette dal vescovo. Dopo la banedizione le ragazze venivano portate a San Marco per incontrare il Doge. Seguiva la sfilata sul Bucintoro fino a Santa Maria Formosa.
Nel corso dei secoli ci furono volte in cui la festa diventò una vera e propria farsa con le Marie sostituite da dodici fantocci di legno sui quali il popolo si esercitava al tiro al bersaglio. Da questo gioco nacque il detto delle “Maria de Tola” ad indicare una donna freda e impettita. Secondo una interpretazione etimologica da questa espressione deriverebbe anche il termine Marionetta.
L' antica festa delle Marie è stata reintrodotta in tempi recenti e si celebra in due distinte occasioni. Una durante il Carnevale con la parata di dodici fanciulle veneziane, tra cui viene eletta la più bella. L'altra in giugno quando, durante la festa di S.Pietro di Castello, si organizza la regata femminile su mascarete detta appunto delle Marie, cui partecipano giovani regatanti alle prime esperienze sui remi.
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Chiesa di San Zulian a Venezia
Chiesa di San Zulian a Venezia
La Chiesa di San Zulian è ricca di lavori in legno dorato, dipinti e sculture del XVI e XVII secolo.
Il pannello centrale del soffitto affrescato ritrae La Gloria di San Giuliano, di Palma il Giovane e suoi allievi (1585). La facciata della chiesa del XVI secolo fu progettata da Jacopo Sansovino e finanziata dall’altezzoso e ricco fisico Tommaso Rangone.La sua statua bronzea, circondata da libri, risalta contro le pareti bianche in pietra d’lstria.
Oggi l'aspetto è tardorinascimentale, sia per l'opera di Sansovino, sia per l'opera di Alessandro Vittoria; sotto il timpano della facciata, una finestra serliana. All'interno, diverse opere di Palma il Giovane.
Dettagli contatto
Indirizzo:
- Campo San Zulian, Venezia, 30124
- Telefono: +39 041 523 5383
- Nei dintorni: Rialto
La Chiesa di San Zulian è ricca di lavori in legno dorato, dipinti e sculture del XVI e XVII secolo.
Il pannello centrale del soffitto affrescato ritrae La Gloria di San Giuliano, di Palma il Giovane e suoi allievi (1585). La facciata della chiesa del XVI secolo fu progettata da Jacopo Sansovino e finanziata dall’altezzoso e ricco fisico Tommaso Rangone.La sua statua bronzea, circondata da libri, risalta contro le pareti bianche in pietra d’lstria.
Oggi l'aspetto è tardorinascimentale, sia per l'opera di Sansovino, sia per l'opera di Alessandro Vittoria; sotto il timpano della facciata, una finestra serliana. All'interno, diverse opere di Palma il Giovane.
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Chiesa di San Barnaba a Venezia
Chiesa di San Barnaba a Venezia
La chiesa di San Barnaba fu eretta nell'809 dalla famiglia Adorni, o Adami. Distrutta dall'incendio del 1105, e rifabbricata con le elemosine dei fedeli, ebbe consacrazione nel 1350 per mano dei due vescovi Francesco Mociense dell'ordine dei Minori, ed Agnellino Sudense dell'ordine dei Predicatori.
La parrocchia di San Barnaba era conosciuta nel XVIII secolo come la residenza dei patrizi veneziani caduti in disgrazia, i barnabotti erano attratti dagli affitti bassi, e mentre alcuni confidavano nel supporto statale o nelle elemosine, altri lavoravano come cassieri al casinò.
La piazza e il canale, con la chiatta carica di verdura, sono molto suggestivi.
La chiesa è dotata di rilievo solo per il soffitto nello stile di Tiepolo e una Sacra Famiglia attribuita a Paolo Veronese.
Informazioni utili sulla Chiesa di San Barnaba:
Visite: Da lunedì a sabato, dalle 9.30 alle 12.30
Indirizzo: Dorsoduro 2771 Campo San Barnaba cap 30123 - Venezia
Telefono: (+39)0412960630
E-Mail: enzoesposito@patriarcato.venezia.it
Linee Actv: fermata Ca' Rezzonico o Accademia
La chiesa di San Barnaba fu eretta nell'809 dalla famiglia Adorni, o Adami. Distrutta dall'incendio del 1105, e rifabbricata con le elemosine dei fedeli, ebbe consacrazione nel 1350 per mano dei due vescovi Francesco Mociense dell'ordine dei Minori, ed Agnellino Sudense dell'ordine dei Predicatori.
La parrocchia di San Barnaba era conosciuta nel XVIII secolo come la residenza dei patrizi veneziani caduti in disgrazia, i barnabotti erano attratti dagli affitti bassi, e mentre alcuni confidavano nel supporto statale o nelle elemosine, altri lavoravano come cassieri al casinò.
La piazza e il canale, con la chiatta carica di verdura, sono molto suggestivi.
La chiesa è dotata di rilievo solo per il soffitto nello stile di Tiepolo e una Sacra Famiglia attribuita a Paolo Veronese.
Informazioni utili sulla Chiesa di San Barnaba:
Visite: Da lunedì a sabato, dalle 9.30 alle 12.30
Indirizzo: Dorsoduro 2771 Campo San Barnaba cap 30123 - Venezia
Telefono: (+39)0412960630
E-Mail: enzoesposito@patriarcato.venezia.it
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Chiesa di S. Maria degli Angeli a Venezia
Chiesa di S. Maria degli Angeli a Venezia
La Chiesa di Santa Maria degli Angeli sorge un po’ defilata, circondata dalle alte mura costruite per separare la chiesa e il monastero dal resto dell’isola.
Si affaccia sul campo omonimo a cui si accede dalla la fondamenta Venier attraverso un cancello sormontato da un bassorilievo in marmo d'Istria, opera del Rizzo, raffigurante L'Annunciazione..
Le sue origini risalgono al 1188 quando, la pia donna Ginevra Gradenigo, figlia del nobile Marino Gradenigo, costretta monaca da quest'ultimo, fece dono all'abadessa Giacomina Boncio di un terreno con "adiacenti acque" affinché ne edificasse una chiesa ed un monastero. Successivamente demolita e poi riedificata, fu riconsacrata nel 1529, grazie ad una Bolla Papale che ne sancì l'unione con la succursale di Santa Maria di Piave di Lovadina, in provincia di Treviso; questa unione arricchì la chiesa e il monastero, tanto da renderla famosa anche in Europa. Fu così che, nel 1574, Enrico III, re di Polonia e da poco re di Francia, già ospite del doge, decise di visitarla, meravigliato e incuriosito dalla fama della Chiesa. L'accoglienza dei muranesi e l'organizzazione dell'evento furono di un fasto senza pari, tanto che accompagnò il sovrano un'imbarcazione a forma di drago appositamente costruita sulla quale i più bravi maestri vetrai forgiavano la pasta vitrea.
Presso il monastero venivano accolte le giovani monache provenienti dalle più nobili famiglie veneziane, il che contribuì ad arricchire sempre di più la Chiesa.
Dopo la soppressione del convento (1810), anche la chiesa venne chiusa (1848) e spogliata di molti beni. In seguito al restauro del 1861, venne riaperta al culto nel 1863 e, a cavallo tra la prima e la seconda metà degli anni '90 del XIX secolo, i due lati adiacenti al corridoio furono adibiti a lazzaretto per ospitare le famiglie più povere dell'isola.
Attualmente non fa più parte delle parrocchie di Murano (la Chiesa di San Pietro Martire e la Basilica dei santi Maria e Donato sono rimaste le uniche) ed è visitabile solo su appuntamento.
La Chiesa di Santa Maria degli Angeli sorge un po’ defilata, circondata dalle alte mura costruite per separare la chiesa e il monastero dal resto dell’isola.
Si affaccia sul campo omonimo a cui si accede dalla la fondamenta Venier attraverso un cancello sormontato da un bassorilievo in marmo d'Istria, opera del Rizzo, raffigurante L'Annunciazione..
Le sue origini risalgono al 1188 quando, la pia donna Ginevra Gradenigo, figlia del nobile Marino Gradenigo, costretta monaca da quest'ultimo, fece dono all'abadessa Giacomina Boncio di un terreno con "adiacenti acque" affinché ne edificasse una chiesa ed un monastero. Successivamente demolita e poi riedificata, fu riconsacrata nel 1529, grazie ad una Bolla Papale che ne sancì l'unione con la succursale di Santa Maria di Piave di Lovadina, in provincia di Treviso; questa unione arricchì la chiesa e il monastero, tanto da renderla famosa anche in Europa. Fu così che, nel 1574, Enrico III, re di Polonia e da poco re di Francia, già ospite del doge, decise di visitarla, meravigliato e incuriosito dalla fama della Chiesa. L'accoglienza dei muranesi e l'organizzazione dell'evento furono di un fasto senza pari, tanto che accompagnò il sovrano un'imbarcazione a forma di drago appositamente costruita sulla quale i più bravi maestri vetrai forgiavano la pasta vitrea.
Presso il monastero venivano accolte le giovani monache provenienti dalle più nobili famiglie veneziane, il che contribuì ad arricchire sempre di più la Chiesa.
Dopo la soppressione del convento (1810), anche la chiesa venne chiusa (1848) e spogliata di molti beni. In seguito al restauro del 1861, venne riaperta al culto nel 1863 e, a cavallo tra la prima e la seconda metà degli anni '90 del XIX secolo, i due lati adiacenti al corridoio furono adibiti a lazzaretto per ospitare le famiglie più povere dell'isola.
Attualmente non fa più parte delle parrocchie di Murano (la Chiesa di San Pietro Martire e la Basilica dei santi Maria e Donato sono rimaste le uniche) ed è visitabile solo su appuntamento.
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Chiesa del Redentore a Giudecca
Chiesa del Redentore a Giudecca
La Chiesa del Redentore nell'isola di Giudecca è considerata uno dei capolavori di architettura religiosa di Andrea Palladio, venne fatta costruire dal Senato della Repubblica nel 1577, come tempio votivo consacrato al Redentore per la cessazione della peste del 1576. L'opera rappresenta uno dei massimi capolavori architettonici del Rinascimento e venne terminata nel 1592, dopo la morte del celebre architetto (1580), dal proto Antonio da Ponte, che rispettò fedelmente il progetto palladiano.
La chiesa del Redentore è la principale realtà monumentale della Giudecca, l'isola che occupa il settore meridionale del centro storico di Venezia. Si tratta di una costruzione ex novo in assolvimento del voto espresso dalla cittadinanza in occasione della terribile peste del 1575, che falcidiò un terzo della popolazione cittadina. Nel 1577 il Palladio fornisce un progetto che ha immediata attuazione: la prima pietra viene posata a maggio e il 20 luglio si festeggia la fine dell'epidemia con una processione su un ponte di barche che attraversa il canale della Giudecca, inaugurando una tradizione tuttora rispettata. La commissione prevede il rispetto dei parametri dell'ordine monastico dei Cappuccini, assegnatario del tempio, sia in termini planimetrici che decorativi. Ciò non impedisce al Palladio di applicare gli schemi volumetrici della tanto ammirata architettura termale romana. La costruzione risulta essere costituita da tre sezioni magistralmente raccordate: il rettangolo della navata, con le cappelle laterali che in pianta richiamano il tablino delle antiche case romane (vedasi la cappella Valmarana); il corpo mediano biabsidato, sovrastato dall'alta cupola; il profondo coro filtrato da un colonnato ricurvo.
Quanto alla facciata, il Palladio raggiunge nel Redentore il risultato più alto della sua esperienza veneziana: alla navata maggiore corrisponde un ordine composito gigante, sovrastato da un timpano, entro il quale si inseriscono il portale e le nicchie con statue di santi; alle navati laterali corrisponde invece un ordine minore, complanare al primo, completato da semitimpano; la scalinata centrale risolve brillantemente il raccordo inferiore delle due parti; sull'attico, la statua del Redentore affiancata da due angeli.
Informazioni utili sulla chiesa del Redentore:
Visite: lunedi-sabato: 10.00-17.00, domenica chiuso
24 dicembre 10.00-13.30, 31 dicembre 10.00-13.30
Il 6 gennaio aperto dalle 13.00 alle 17.00
Chiuso il 25 dicembre, il 1 gennaio, Pasqua e 15 agosto.
Ingresso : intero € 2.50
Indirizzo: Campo del SS. Redentore, 195 Giudecca cap 30133 - Venezia
Telefono: (+39)0412750462 (+39)0412750494
E-Mail: info@chorusvenezia.org
Web: www.chorusvenezia.org
La Chiesa del Redentore nell'isola di Giudecca è considerata uno dei capolavori di architettura religiosa di Andrea Palladio, venne fatta costruire dal Senato della Repubblica nel 1577, come tempio votivo consacrato al Redentore per la cessazione della peste del 1576. L'opera rappresenta uno dei massimi capolavori architettonici del Rinascimento e venne terminata nel 1592, dopo la morte del celebre architetto (1580), dal proto Antonio da Ponte, che rispettò fedelmente il progetto palladiano.
La chiesa del Redentore è la principale realtà monumentale della Giudecca, l'isola che occupa il settore meridionale del centro storico di Venezia. Si tratta di una costruzione ex novo in assolvimento del voto espresso dalla cittadinanza in occasione della terribile peste del 1575, che falcidiò un terzo della popolazione cittadina. Nel 1577 il Palladio fornisce un progetto che ha immediata attuazione: la prima pietra viene posata a maggio e il 20 luglio si festeggia la fine dell'epidemia con una processione su un ponte di barche che attraversa il canale della Giudecca, inaugurando una tradizione tuttora rispettata. La commissione prevede il rispetto dei parametri dell'ordine monastico dei Cappuccini, assegnatario del tempio, sia in termini planimetrici che decorativi. Ciò non impedisce al Palladio di applicare gli schemi volumetrici della tanto ammirata architettura termale romana. La costruzione risulta essere costituita da tre sezioni magistralmente raccordate: il rettangolo della navata, con le cappelle laterali che in pianta richiamano il tablino delle antiche case romane (vedasi la cappella Valmarana); il corpo mediano biabsidato, sovrastato dall'alta cupola; il profondo coro filtrato da un colonnato ricurvo.
Quanto alla facciata, il Palladio raggiunge nel Redentore il risultato più alto della sua esperienza veneziana: alla navata maggiore corrisponde un ordine composito gigante, sovrastato da un timpano, entro il quale si inseriscono il portale e le nicchie con statue di santi; alle navati laterali corrisponde invece un ordine minore, complanare al primo, completato da semitimpano; la scalinata centrale risolve brillantemente il raccordo inferiore delle due parti; sull'attico, la statua del Redentore affiancata da due angeli.
Informazioni utili sulla chiesa del Redentore:
Visite: lunedi-sabato: 10.00-17.00, domenica chiuso
24 dicembre 10.00-13.30, 31 dicembre 10.00-13.30
Il 6 gennaio aperto dalle 13.00 alle 17.00
Chiuso il 25 dicembre, il 1 gennaio, Pasqua e 15 agosto.
Ingresso : intero € 2.50
Indirizzo: Campo del SS. Redentore, 195 Giudecca cap 30133 - Venezia
Telefono: (+39)0412750462 (+39)0412750494
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Basilica dei Santi Giovanni e Paolo
Basilica dei Santi Giovanni e Paolo a Venezia
La Basilica dei Santi Giovanni e Paolo è stata iniziata verso la metà del 1200 e ultimata circa due secoli dopo, è uno dei più imponenti edifici gotici della città. Viene comunemente definita il Pantheon veneziano per i molti monumenti funebri di dogi (ben 17) e di personaggi importanti che ospita. Curiosamente a questa monumentale chiesa manca il campanile, che già dal XIV secolo sembra essere scomparso nel nulla ed è oggi rimpiazzato da un campaniletto a vela.
La Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, realizzata sul campo omonimo rappresenta, assieme ai Frari, il più importante esempio di architettura religiosa veneziana. Sono le cinque absidi tardogotiche poligonali che concludono la parte posteriore della Chiesa a rappresentare la parte più bella. All'interno della chiesa, trovano posto i monumenti degli eroi veneziani e dei dogi.
La Basilica dei Santi Giovanni e Paolo venne realizzata in stile gotico con una opera di costruzione sviluppata in quasi 2 secoli tra il XIII ed il XV secolo. La parte inferiore della facciata appartiene alla prima fase duecentesca della costruzione, mentre il portale, inizialmente previsto come parte del rivestimento marmoreo della facciata ma poi mai attuato, è di uno stile di piena transizione tra il gotico ed il Rinascimento.
La Chiesa dei SS Giovanni e Paolo è la più rgande dopo quella di San Marco, con i suoi 102 metri di lunghezza per 46 di larghezza e la navat centrale con un'altezza di 32 metri.
Le tre cappelle esterne sono quelle dell'Addolorata, della Madonna della Pace e di San Domenico. Le cinque absidi poligonali sono considerate il capolavoro unico dello stile tardo gotico veneziano.
All'interno della chiesa, realizzata per volontà dei Domenicani, si svolgevano i funerali solenni dei dogi, cui poi venivano eretti e dedicati monumenti maestosi. Alcuni di questi rappresentano delle opere uniche di architettura, come quelli realizzati da Vincenzo Scamozzi, da Tullio e Pietro Lombardo e da Alessandro Vittoria.
All'interno della Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo si trovano dei capolavori della pittura nell'arco temporale che va dal Quattrocento al Settecento. Tra questi occorre ricordare il Polittico di San Vincenzo Ferreri, opera di Giovanni Bellini del 1465; la Gloria di San Domenico di Gianbattista Piazzetta del 1725 al 1727 e l'Elemosina di Sant'Antonio, di Lorenzo Dotto.
Il punto focale del campo dei Santi Giovanni e Paolo è rappresentato dal monumento equestre a Bartolomeo Colleoni, capolavoro rinascimentale di Andrea Verrocchio, realizzato tra il 1481 ed il 1488.
Il Campo SS. Giovanni e Paolo e articolato in differenti zone. Davanti alla Chiesa si trova il sagrato, delimitato dalla facciata di Scuola Grande di San Marco a sinistra e dal campo vero e proprio che si sviluppa sulla destra, delimitato da Palazzo Dandolo.
La Basilica dei Santi Giovanni e Paolo è stata iniziata verso la metà del 1200 e ultimata circa due secoli dopo, è uno dei più imponenti edifici gotici della città. Viene comunemente definita il Pantheon veneziano per i molti monumenti funebri di dogi (ben 17) e di personaggi importanti che ospita. Curiosamente a questa monumentale chiesa manca il campanile, che già dal XIV secolo sembra essere scomparso nel nulla ed è oggi rimpiazzato da un campaniletto a vela.
La Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, realizzata sul campo omonimo rappresenta, assieme ai Frari, il più importante esempio di architettura religiosa veneziana. Sono le cinque absidi tardogotiche poligonali che concludono la parte posteriore della Chiesa a rappresentare la parte più bella. All'interno della chiesa, trovano posto i monumenti degli eroi veneziani e dei dogi.
La Basilica dei Santi Giovanni e Paolo venne realizzata in stile gotico con una opera di costruzione sviluppata in quasi 2 secoli tra il XIII ed il XV secolo. La parte inferiore della facciata appartiene alla prima fase duecentesca della costruzione, mentre il portale, inizialmente previsto come parte del rivestimento marmoreo della facciata ma poi mai attuato, è di uno stile di piena transizione tra il gotico ed il Rinascimento.
La Chiesa dei SS Giovanni e Paolo è la più rgande dopo quella di San Marco, con i suoi 102 metri di lunghezza per 46 di larghezza e la navat centrale con un'altezza di 32 metri.
Le tre cappelle esterne sono quelle dell'Addolorata, della Madonna della Pace e di San Domenico. Le cinque absidi poligonali sono considerate il capolavoro unico dello stile tardo gotico veneziano.
All'interno della chiesa, realizzata per volontà dei Domenicani, si svolgevano i funerali solenni dei dogi, cui poi venivano eretti e dedicati monumenti maestosi. Alcuni di questi rappresentano delle opere uniche di architettura, come quelli realizzati da Vincenzo Scamozzi, da Tullio e Pietro Lombardo e da Alessandro Vittoria.
All'interno della Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo si trovano dei capolavori della pittura nell'arco temporale che va dal Quattrocento al Settecento. Tra questi occorre ricordare il Polittico di San Vincenzo Ferreri, opera di Giovanni Bellini del 1465; la Gloria di San Domenico di Gianbattista Piazzetta del 1725 al 1727 e l'Elemosina di Sant'Antonio, di Lorenzo Dotto.
Il punto focale del campo dei Santi Giovanni e Paolo è rappresentato dal monumento equestre a Bartolomeo Colleoni, capolavoro rinascimentale di Andrea Verrocchio, realizzato tra il 1481 ed il 1488.
Il Campo SS. Giovanni e Paolo e articolato in differenti zone. Davanti alla Chiesa si trova il sagrato, delimitato dalla facciata di Scuola Grande di San Marco a sinistra e dal campo vero e proprio che si sviluppa sulla destra, delimitato da Palazzo Dandolo.
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Chiesa delle Zitelle
Chiesa delle Zitelle
La chiesa delle Zitelle è una delle presenze monumentali più significative della Giudecca, l'isola che occupa settore meridionale del centro storico di Venezia.
Secondo fonti seicentesche Andrea Palladio sarebbe l’autore del progetto, attribuzione stilisticamente giustificata nonostante la mancanza di documentazione.
La chiesa è parte di un complesso ecclesiastico creato dal gesuita Benedetto Palmi per assistere le ragazze povere e, sebbene l’acquisizione dell’area edificabile alla Giudecca risalga al 1561, l’inizio dei lavori è posteriore alla morte di Palladio: la prima pietra è posta nel 1581 e la chiesa viene consacrata nel 1588. In realtà già nel 1575-1576 sono documentati ingenti acquisti di materiali da costruzione, forse destinati proprio alla chiesa. L’idea originaria si ispirava probabilmente ad un modello di tempio votivo a pianta centrale trasformatosi in fase di realizzazione in rapporto alle modeste possibilità economiche dell’istituto e all’esigenza di costruire la chiesa entro le mura della casa delle Zitelle, opera fondata nel 1561 da gentildonne veneziane per dare asilo a fanciulle che per la loro avvenenza erano avviate alla prostituzione.
L'interno della Chiesa delle Zitelle è a pianta poligonale, impreziosito da numerose opere d’arte, tra le quali spicca l’altare maggiore del 1586. Coeva all’altare è la bellissima pala che lo sovrasta, di Francesco Bassano, raffigurante la Presentazione di Maria al tempio. Nell’altare a destra è collocata la pala di Jacopo Palma il Giovane rappresentante Cristo nell’orto con il ritratto dei donatori Elisabetta e Pasquale Foppa, del 1618. Nell’altare a sinistra vi è un altro dipinto di grande valore raffigurante la Madonna con Bambino e San Francesco con il ritratto del procuratore Federico Contarini di Antonio Vasilacchi detto l’Aliense, del 1609. Sopra il portone d’accesso c’è una grande pala rettangolare intitolata Natività di Maria (1660-70) di Pietro Ricchi.
La chiesa delle Zitelle è una delle presenze monumentali più significative della Giudecca, l'isola che occupa settore meridionale del centro storico di Venezia.
Secondo fonti seicentesche Andrea Palladio sarebbe l’autore del progetto, attribuzione stilisticamente giustificata nonostante la mancanza di documentazione.
La chiesa è parte di un complesso ecclesiastico creato dal gesuita Benedetto Palmi per assistere le ragazze povere e, sebbene l’acquisizione dell’area edificabile alla Giudecca risalga al 1561, l’inizio dei lavori è posteriore alla morte di Palladio: la prima pietra è posta nel 1581 e la chiesa viene consacrata nel 1588. In realtà già nel 1575-1576 sono documentati ingenti acquisti di materiali da costruzione, forse destinati proprio alla chiesa. L’idea originaria si ispirava probabilmente ad un modello di tempio votivo a pianta centrale trasformatosi in fase di realizzazione in rapporto alle modeste possibilità economiche dell’istituto e all’esigenza di costruire la chiesa entro le mura della casa delle Zitelle, opera fondata nel 1561 da gentildonne veneziane per dare asilo a fanciulle che per la loro avvenenza erano avviate alla prostituzione.
L'interno della Chiesa delle Zitelle è a pianta poligonale, impreziosito da numerose opere d’arte, tra le quali spicca l’altare maggiore del 1586. Coeva all’altare è la bellissima pala che lo sovrasta, di Francesco Bassano, raffigurante la Presentazione di Maria al tempio. Nell’altare a destra è collocata la pala di Jacopo Palma il Giovane rappresentante Cristo nell’orto con il ritratto dei donatori Elisabetta e Pasquale Foppa, del 1618. Nell’altare a sinistra vi è un altro dipinto di grande valore raffigurante la Madonna con Bambino e San Francesco con il ritratto del procuratore Federico Contarini di Antonio Vasilacchi detto l’Aliense, del 1609. Sopra il portone d’accesso c’è una grande pala rettangolare intitolata Natività di Maria (1660-70) di Pietro Ricchi.
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Museo del settecento Veneziano
Museo del settecento Veneziano
Dal 1936 Ca’ Rezzonico è sede del Museo del Settecento veneziano, che ospita importanti quadri, molti quali provengono dalla ricchissima collezione di dipinti donata da Egidio Martini. Sono presenti opere del Canaletto, Francesco Guardi, Pietro Longhi, Tintoretto, nonché dei Tiepolo. Inoltre, attraverso le sue belle ricostruzioni di ambienti con mobili e suppellettili d’epoca, il Museo consente di vedere da vicino e conoscere meglio il favoloso Settecento veneziano.
In una delle piu' belle dimore patrizie di Venezia, Ca' Rezzonico, iniziata nel secolo XII dal Longhena, completata dal Massari nel XVIII e decorata di grandiosi affreschi, in parte di G.B. Tiepolo, e' raccolta una splendida serie di dipinti, arredi, porcellane, bozzetti di statue, costumi, marionette. Tra i dipinti piu' celebri: scene di genere di Pietro Longhi, "Il parlatorio delle monache" e la "Sala del Ridotto" di Francesco o Giovanni Antonio Guardi, gli affreschi da Mira di Giandomenico Tiepolo; opere del Piazzetta, di Rosalba Carriera, del Maffei. Ricostruzione di una farmacia e di un teatrino. Bei mobili del Brustolon.
Ca' Rezzonico, il grandioso palazzo settecentesco che si affaccia sul Canal Grande, riapre dopo vent'anni di restauri: una visita come occasione per immergersi in un'epoca che a Venezia fu di splendori e dissipazioni, tramonto politico e ricchezza. La famiglia Rezzonico, parte della nuova aristocrazia di origini non veneziane, ricchi mercanti e proprietari terrieri, abitò in questo edificio che fu completato da Giorgio Massari nel 1756 e che, dal 1936, è sede di un museo grandioso e suggestivo.
Nel museo è raccolta anche la spendida serie di quadri che Egidio Martini ha donato al comune di Venezia nel 2001. Posta al terzo piano dell'edificio, merita una visita a sé, soprattutto per chi già conosce il museo. Un buon suggerimento è abbinare la visita al museo del Costume del Settecento di Palazzo Mocenigo.
Informazioni utili
Orari di apertura del Museo:
aperto 10.00-18.00, chiusura biglietteria ore 17.00 (da 01/04 a 31/10); 10.00-17.00, chiusura biglietteria ore 16.00 (da 01/11 a 31/03), chiuso martedì
Prezzo:
Ingresso E. 6,50 intero, E. 4,50 ridotto, gratuito per i residenti del comune di Venezia
Dal 1936 Ca’ Rezzonico è sede del Museo del Settecento veneziano, che ospita importanti quadri, molti quali provengono dalla ricchissima collezione di dipinti donata da Egidio Martini. Sono presenti opere del Canaletto, Francesco Guardi, Pietro Longhi, Tintoretto, nonché dei Tiepolo. Inoltre, attraverso le sue belle ricostruzioni di ambienti con mobili e suppellettili d’epoca, il Museo consente di vedere da vicino e conoscere meglio il favoloso Settecento veneziano.
In una delle piu' belle dimore patrizie di Venezia, Ca' Rezzonico, iniziata nel secolo XII dal Longhena, completata dal Massari nel XVIII e decorata di grandiosi affreschi, in parte di G.B. Tiepolo, e' raccolta una splendida serie di dipinti, arredi, porcellane, bozzetti di statue, costumi, marionette. Tra i dipinti piu' celebri: scene di genere di Pietro Longhi, "Il parlatorio delle monache" e la "Sala del Ridotto" di Francesco o Giovanni Antonio Guardi, gli affreschi da Mira di Giandomenico Tiepolo; opere del Piazzetta, di Rosalba Carriera, del Maffei. Ricostruzione di una farmacia e di un teatrino. Bei mobili del Brustolon.
Ca' Rezzonico, il grandioso palazzo settecentesco che si affaccia sul Canal Grande, riapre dopo vent'anni di restauri: una visita come occasione per immergersi in un'epoca che a Venezia fu di splendori e dissipazioni, tramonto politico e ricchezza. La famiglia Rezzonico, parte della nuova aristocrazia di origini non veneziane, ricchi mercanti e proprietari terrieri, abitò in questo edificio che fu completato da Giorgio Massari nel 1756 e che, dal 1936, è sede di un museo grandioso e suggestivo.
Nel museo è raccolta anche la spendida serie di quadri che Egidio Martini ha donato al comune di Venezia nel 2001. Posta al terzo piano dell'edificio, merita una visita a sé, soprattutto per chi già conosce il museo. Un buon suggerimento è abbinare la visita al museo del Costume del Settecento di Palazzo Mocenigo.
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Orari di apertura del Museo:
aperto 10.00-18.00, chiusura biglietteria ore 17.00 (da 01/04 a 31/10); 10.00-17.00, chiusura biglietteria ore 16.00 (da 01/11 a 31/03), chiuso martedì
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Il Museo Civico di Palazzo Ducale
Il Museo Civico di Palazzo Ducale a Venezia
Dal 1996 Palazzo Ducale è a tutti gli effetti parte del sistema dei Musei Civici Veneziani.
Il Palazzo Ducale che ospita il Museo Civico, la Biblioteca e la Pinacoteca con pregevoli raccolte di manoscritti, incisioni, disegni (tra gli autori Barocci, Zuccari, Carracci) e i famosi globi di Gerardo Mercatore. Il Palazzo Ducale di Urbania è uno dei capolavori voluti dal Duca di Urbino Federico II da Montefeltro: un luogo d'arte e dello spirito che un attento restauro ha riportato all'antico splendore. [Disegno della sezione del palazzo] L'architetto Francesco di Giorgio Martini progettò l'impianto generale (uno splendido complesso monumentale di 6.000 mq ) e Gerolamo Genga le sale più belle del Palazzo, compreso il camminamento sul fiume Metauro che svela un'incantevole scenario sulle affascinanti e tortuose anse del fiume, sulle caratteristiche colline e sulla parte trecentessca di Casteldurante con le case fondate sulle rocce di arenaria e che si ergono sul Metauro. Si accede al Palazzo Ducale attraverso lo splendido Cortile d'onore rinascimetnale, della seconda metà del '400, con un loggiato che si apre tra ventidue colonne di travertino che ricorda quello del Palazzo Ducale di Urbino. Salita la scalinata si giunge al Piano Nobile , dove si entra immediatamente nella Sala Maggiore, grande opera di Gerolamo Genga con splendido soffitto con volte a vela. Questa era la sala per le festività e solennità cortigiane.
Oggi il Palazzo Ducale ospita il Museo Civico . Affascinante è la sala dei Cavalieri dove sono esposte tele pregevoli del tardo '500 e i due rari Globi del Mercatore (la sfera terrestre - 1541 - e la sfera celeste - 1551 -) il più grande geografo del Rinascimento [Panorama 360° della sala dei Cavalieri] (280 Kbytes) Di grande fascino è l'incisione monumentale de Il Corteo Trionfale di Carlo V lunga 12 metri e realizzata in occasione dell'incoronazione imperiale. All'interno del Palazzo si trova la Pinacoteca Comunale con una pregevole quadreria che raccoglie oltre cento dipinti, con un particolare riguardo alla cultura manierista . Le altre sale del Museo sono riservate alle collezioni di grafica di noti maestri dal Rinascimento al '900, a splendide ceramiche di Casteldurante prodotte tra il '400 e il '700 e ad una raccolta di quasi mille disegni d'età tardo-rinascimentale collezionati dai Conti Ubaldini. Negli ultimi tre decenni si sono verificate importanti donazioni che si riannodano idealmente alle opere precedenti. Non si può, infine, lasciare il Palazzo Ducale senza aver prima visitato le Cantine quattrocentesche dov'è allestito il Museo di Storia dell'Agricoltura. Con il suggestivo gioco di ombre e luci si possono ammirare i reperti della civiltà contadina della valle del Metauro sapientemente ordinati nel ciclo del grano, della vite e del vino. Di grande fascino è, infine, la Rampa elicoidale nell'interno della torre progettata da Francesco di Giorgio Martini. Le ceramiche del Museo Civico Nelle sale di ceramica durantina sono esposti reperti dal '300 al '700 e frammenti rinvenuti in Urbania, nella varietà di forme (boccali, ciotole, crespine, piastrelle) e stili (dal severo al compendiario). Oltre a disegni di ceramisti e pittori legati all'ambiente (i "cartoni" utili alla costruzione degli istoriati, dal '400 al '700), troviamo anche un disegno del Piccolpasso, trattatista della ceramica del '500. Si giunge alla sala Federico Melis e della ceramica moderna: qui sono esposte le sue opere assieme a quelle di ceramisti con lui in contatto dal 1940 al 1969; il Melis ha formato giovani allievi portando nella ceramica locale nuove comunicazioni con la pittura contemporanea. Il Museo provvede alla ricerca, produce strumenti multimediali e pubblicazioni; organizza mostre sulla ceramica e sulle raccolte roveresche.
Dal 1996 Palazzo Ducale è a tutti gli effetti parte del sistema dei Musei Civici Veneziani.
Il Palazzo Ducale che ospita il Museo Civico, la Biblioteca e la Pinacoteca con pregevoli raccolte di manoscritti, incisioni, disegni (tra gli autori Barocci, Zuccari, Carracci) e i famosi globi di Gerardo Mercatore. Il Palazzo Ducale di Urbania è uno dei capolavori voluti dal Duca di Urbino Federico II da Montefeltro: un luogo d'arte e dello spirito che un attento restauro ha riportato all'antico splendore. [Disegno della sezione del palazzo] L'architetto Francesco di Giorgio Martini progettò l'impianto generale (uno splendido complesso monumentale di 6.000 mq ) e Gerolamo Genga le sale più belle del Palazzo, compreso il camminamento sul fiume Metauro che svela un'incantevole scenario sulle affascinanti e tortuose anse del fiume, sulle caratteristiche colline e sulla parte trecentessca di Casteldurante con le case fondate sulle rocce di arenaria e che si ergono sul Metauro. Si accede al Palazzo Ducale attraverso lo splendido Cortile d'onore rinascimetnale, della seconda metà del '400, con un loggiato che si apre tra ventidue colonne di travertino che ricorda quello del Palazzo Ducale di Urbino. Salita la scalinata si giunge al Piano Nobile , dove si entra immediatamente nella Sala Maggiore, grande opera di Gerolamo Genga con splendido soffitto con volte a vela. Questa era la sala per le festività e solennità cortigiane.
Oggi il Palazzo Ducale ospita il Museo Civico . Affascinante è la sala dei Cavalieri dove sono esposte tele pregevoli del tardo '500 e i due rari Globi del Mercatore (la sfera terrestre - 1541 - e la sfera celeste - 1551 -) il più grande geografo del Rinascimento [Panorama 360° della sala dei Cavalieri] (280 Kbytes) Di grande fascino è l'incisione monumentale de Il Corteo Trionfale di Carlo V lunga 12 metri e realizzata in occasione dell'incoronazione imperiale. All'interno del Palazzo si trova la Pinacoteca Comunale con una pregevole quadreria che raccoglie oltre cento dipinti, con un particolare riguardo alla cultura manierista . Le altre sale del Museo sono riservate alle collezioni di grafica di noti maestri dal Rinascimento al '900, a splendide ceramiche di Casteldurante prodotte tra il '400 e il '700 e ad una raccolta di quasi mille disegni d'età tardo-rinascimentale collezionati dai Conti Ubaldini. Negli ultimi tre decenni si sono verificate importanti donazioni che si riannodano idealmente alle opere precedenti. Non si può, infine, lasciare il Palazzo Ducale senza aver prima visitato le Cantine quattrocentesche dov'è allestito il Museo di Storia dell'Agricoltura. Con il suggestivo gioco di ombre e luci si possono ammirare i reperti della civiltà contadina della valle del Metauro sapientemente ordinati nel ciclo del grano, della vite e del vino. Di grande fascino è, infine, la Rampa elicoidale nell'interno della torre progettata da Francesco di Giorgio Martini. Le ceramiche del Museo Civico Nelle sale di ceramica durantina sono esposti reperti dal '300 al '700 e frammenti rinvenuti in Urbania, nella varietà di forme (boccali, ciotole, crespine, piastrelle) e stili (dal severo al compendiario). Oltre a disegni di ceramisti e pittori legati all'ambiente (i "cartoni" utili alla costruzione degli istoriati, dal '400 al '700), troviamo anche un disegno del Piccolpasso, trattatista della ceramica del '500. Si giunge alla sala Federico Melis e della ceramica moderna: qui sono esposte le sue opere assieme a quelle di ceramisti con lui in contatto dal 1940 al 1969; il Melis ha formato giovani allievi portando nella ceramica locale nuove comunicazioni con la pittura contemporanea. Il Museo provvede alla ricerca, produce strumenti multimediali e pubblicazioni; organizza mostre sulla ceramica e sulle raccolte roveresche.
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Museo Orientale a Venezia
Il Museo Orientale a Venezia
Palazzo Pesaro, sede della Galleria d'Arte Moderna, ospita dal 1928 anche il Museo d'Arte orientale, il piu' importante del genere in Italia importante per la quantita' di materiale che contiene e per la preziosa collezione d'arte giapponese del periodo Edo (1614 - 1868). Le raccolte, iniziate dal principe Enrico di Borbone-Parma nel 1888, comprendono preziosi dipinti, porcellane, statue di culto, lacche, porcellane, stoffe, carte, paraventi, armi; giade, avori provenienti dalla Cina, dal Giappone, dal Siam, da Giava e dalla Cambogia.
Il Museo è davvero bello da vedere: si viene accolti da una vastissima collezione di armi che illustra perfettamente la vita militare delle varie epoche. Naginata, katana, wakizashi e tanto a profusione, ognuna con decorazioni particolari, dei moschetti, selle da cavallo. Interessantissima da vedere è una portantina in condizioni perfette che troneggia al centro di una delle sale d’esposizione.
Vi è poi una collezione impressionante di netsuke, dei dipinti su stoffa deliziosi, oggetti da toletta come pettini e scatole laccate per cosmetici, contenitori di medicinali e attrezzi per pulire la pipa, ceramiche e il necessario per alcuni giochi, come numerose conchiglie decorate al loro interno con finissime immagini, e delle scacchiere.
Altro punto di forza del museo è la grande collezione di lacche, le cui vetrine vengono alternativamente coperte per via dei danni che i delicati oggetti potrebbero subire per via dell’esposizione alla luce.
L’ultima stanza, infine, è dedicata all’Isola di Giava e all’Indonesia, con l’impressionante allestimento dedicato al teatro delle ombre e una bellissima collezione di kris. Sono rimasta alquanto suggestionata dalle marionette del wayang kulit, davvero inquietanti. Insomma, un museo molto completo e davvero suggestivo, che consiglio a tutti di andare a visitare.
Apertura:
Annuale
Dalle 10 alle 17 (biglietteria chiude alle 16) dal 1° aprile chiusura ore 18 (biglietteria ore 17).
Chiuso: Primo maggio, 25 dicembre e primo gennaio 2004.
Pagamenti
sconti anziani
sconti bambini
Ingresso a pagamento
Servizi
Visite Guidate - Bookshop - Wc -
Museo d'Arte Orientale
Santa Croce 2070
Venezia (VE)
Tel: 041 5241173
http://www.artive.arti.beniculturali.it
orientale.artive@arti.beniculturali.it
Palazzo Pesaro, sede della Galleria d'Arte Moderna, ospita dal 1928 anche il Museo d'Arte orientale, il piu' importante del genere in Italia importante per la quantita' di materiale che contiene e per la preziosa collezione d'arte giapponese del periodo Edo (1614 - 1868). Le raccolte, iniziate dal principe Enrico di Borbone-Parma nel 1888, comprendono preziosi dipinti, porcellane, statue di culto, lacche, porcellane, stoffe, carte, paraventi, armi; giade, avori provenienti dalla Cina, dal Giappone, dal Siam, da Giava e dalla Cambogia.
Il Museo è davvero bello da vedere: si viene accolti da una vastissima collezione di armi che illustra perfettamente la vita militare delle varie epoche. Naginata, katana, wakizashi e tanto a profusione, ognuna con decorazioni particolari, dei moschetti, selle da cavallo. Interessantissima da vedere è una portantina in condizioni perfette che troneggia al centro di una delle sale d’esposizione.
Vi è poi una collezione impressionante di netsuke, dei dipinti su stoffa deliziosi, oggetti da toletta come pettini e scatole laccate per cosmetici, contenitori di medicinali e attrezzi per pulire la pipa, ceramiche e il necessario per alcuni giochi, come numerose conchiglie decorate al loro interno con finissime immagini, e delle scacchiere.
Altro punto di forza del museo è la grande collezione di lacche, le cui vetrine vengono alternativamente coperte per via dei danni che i delicati oggetti potrebbero subire per via dell’esposizione alla luce.
L’ultima stanza, infine, è dedicata all’Isola di Giava e all’Indonesia, con l’impressionante allestimento dedicato al teatro delle ombre e una bellissima collezione di kris. Sono rimasta alquanto suggestionata dalle marionette del wayang kulit, davvero inquietanti. Insomma, un museo molto completo e davvero suggestivo, che consiglio a tutti di andare a visitare.
Apertura:
Annuale
Dalle 10 alle 17 (biglietteria chiude alle 16) dal 1° aprile chiusura ore 18 (biglietteria ore 17).
Chiuso: Primo maggio, 25 dicembre e primo gennaio 2004.
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Tel: 041 5241173
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Museo Ebraico di Venezia
Il Museo Ebraico di Venezia
Il Museo d'Arte Ebraica venne aperto nel 1955 e da allora è andato arricchendosi di alcune importanti donazioni. L'attuale allestimento è stato realizzato nel 1986, come prima fase di un progetto che prevede l'inglobamento in un'unica area museale delle tre sinagoghe del Ghetto Novo e l'apertura al pubblico di alcune nuove sale d'esposizione.
Per il momento le due sale esistenti raccolgono una rara e preziosa collezione di stoffe e d'argenti, provenienti per la maggioranza delle cinque Scuole del Ghetto. Accanto a questi una piccola raccolta di Ketubbòt (contratti di matrimonio) italiane e alcuni oggetti di culto di fabbricazione straniera, donati al museo da privati.
Il Museo Ebraico di Venezia è stato aperto nel 1955 e nel 1986 ha subito un riallestimento, arricchito con le donazioni di cui è stato oggetto nel tempo. All'interno delle sue sale sono esposti stoffe, argenti e oggetti usati sia per il rituale che per ornare le sinagoghe: Ataroth, Chuppoth, Ketubboth, Meghilloth, Meilim, Menoroth, Parocheth, Rimmonim, Shofaroth, Tallit, Yaddaim.
Il Ghetto di Venezia è uno dei meglio conservati d’Italia, le case-torri circondano il quartiere dove gli Ebrei erano obbligati a risiedere in base al Decreto della Serenissima del 1516, le cinque Sinagoghe costituiscono con il Museo ebraico un unico nucleo all’interno del Ghetto. All’interno del museo si trovano oggetti che documentano la ritualità religiosa, ma anche la quotidianità, arazzi, tessuti preziosi, codici, drappi, documenti della vita civile della numerosa comunità ebraica di Venezia.
All'interno del museo si trovano oggetti che documentano la ritualità religiosa, ma anche la quotidianità, arazzi, tessuti preziosi, codici, drappi, documenti della vita civile della numerosa comunità ebraica di Venezia.
Informazioni utili:
* Telefono: ++39-041-715359 Fax: ++39-041-723007.
* Aperto tutti i giorni tranne sabato e festività ebraiche, 25 dicembre, 1 gennaio e 1 maggio.
* Dal 1 ottobre al 31 Maggio, aperto dalle 10:00 alle 16:00. Dal 1 giugno al 30 settembre, aperto dalle 10:00 alle 19:00.
* Visite guidate alle sinagoghe ogni mezz'ora a partire dalle 10:30.
Il Museo d'Arte Ebraica venne aperto nel 1955 e da allora è andato arricchendosi di alcune importanti donazioni. L'attuale allestimento è stato realizzato nel 1986, come prima fase di un progetto che prevede l'inglobamento in un'unica area museale delle tre sinagoghe del Ghetto Novo e l'apertura al pubblico di alcune nuove sale d'esposizione.
Per il momento le due sale esistenti raccolgono una rara e preziosa collezione di stoffe e d'argenti, provenienti per la maggioranza delle cinque Scuole del Ghetto. Accanto a questi una piccola raccolta di Ketubbòt (contratti di matrimonio) italiane e alcuni oggetti di culto di fabbricazione straniera, donati al museo da privati.
Il Museo Ebraico di Venezia è stato aperto nel 1955 e nel 1986 ha subito un riallestimento, arricchito con le donazioni di cui è stato oggetto nel tempo. All'interno delle sue sale sono esposti stoffe, argenti e oggetti usati sia per il rituale che per ornare le sinagoghe: Ataroth, Chuppoth, Ketubboth, Meghilloth, Meilim, Menoroth, Parocheth, Rimmonim, Shofaroth, Tallit, Yaddaim.
Il Ghetto di Venezia è uno dei meglio conservati d’Italia, le case-torri circondano il quartiere dove gli Ebrei erano obbligati a risiedere in base al Decreto della Serenissima del 1516, le cinque Sinagoghe costituiscono con il Museo ebraico un unico nucleo all’interno del Ghetto. All’interno del museo si trovano oggetti che documentano la ritualità religiosa, ma anche la quotidianità, arazzi, tessuti preziosi, codici, drappi, documenti della vita civile della numerosa comunità ebraica di Venezia.
All'interno del museo si trovano oggetti che documentano la ritualità religiosa, ma anche la quotidianità, arazzi, tessuti preziosi, codici, drappi, documenti della vita civile della numerosa comunità ebraica di Venezia.
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* Aperto tutti i giorni tranne sabato e festività ebraiche, 25 dicembre, 1 gennaio e 1 maggio.
* Dal 1 ottobre al 31 Maggio, aperto dalle 10:00 alle 16:00. Dal 1 giugno al 30 settembre, aperto dalle 10:00 alle 19:00.
* Visite guidate alle sinagoghe ogni mezz'ora a partire dalle 10:30.
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Pub e Locali Notturni di Venezia
I migliori Pub di Venezia
Selezionati per voi i migliori pub del lido di venezia e provincia di venezia. Dove andare a bere una birra a venezia, i pub di venezia, jesolo e mestre.
Vivi la notte in locale di Venezia I locali italiani sono in grado di offrire divertimenti sempre nuovi. Nella nostra lista di locali di Venezia troverai proposte per tutte le situazioni e per tutti i gusti.
Venezia è una città dove ci sono più vecchi che giovani, ma non per questo non si devono trovare i locali giusti per ogni gusto.
Ultimamente sono nati moltissimi locali che fino a poco tempo fa chiudevano dopo le 8 di sera perché dopo si andava a mangiare; qualcuno ha provato ad offrire un po' di musica giusta, la bevanda giusta e il gioco è fatto.
Elento dei migliori pub e locali notturni di Venezia:
Lord Byron Pub
Via Marango , 40
San Michele Al Tagliamento (VE)
Birreria la Cascina
Via Don Federico Tosatto, 26
Mestre Venezia (VE)
Osteria Pub Al Busto
Venezia / Arsenale - Calle dei Forni
Castello 2281
Voodoo Child Pub
Via Gorgo 56
Caltana (VE)
Gasoline Road Bar
Piazza Mazzini 17
Jesolo (Venezia)
La Tana Del Luppolo Brasserie
Via Calnova, 2
San Dona Di Piave, Venezia
Bar Longhi dell'Hotel Guitti Palace San Marco
Il bar Longhi, prende il nome dal celebre pittore veneziano del Settecento, del quale all'interno della struttura si possono ammirare ben tre dipinti originali.A completare l'aspetto scenografico del locale, e' il bancone del bar, un altare del Cinquecento proveniente da una chiesa siciliana.
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Vivi la notte in locale di Venezia I locali italiani sono in grado di offrire divertimenti sempre nuovi. Nella nostra lista di locali di Venezia troverai proposte per tutte le situazioni e per tutti i gusti.
Venezia è una città dove ci sono più vecchi che giovani, ma non per questo non si devono trovare i locali giusti per ogni gusto.
Ultimamente sono nati moltissimi locali che fino a poco tempo fa chiudevano dopo le 8 di sera perché dopo si andava a mangiare; qualcuno ha provato ad offrire un po' di musica giusta, la bevanda giusta e il gioco è fatto.
Elento dei migliori pub e locali notturni di Venezia:
Lord Byron Pub
Via Marango , 40
San Michele Al Tagliamento (VE)
Birreria la Cascina
Via Don Federico Tosatto, 26
Mestre Venezia (VE)
Osteria Pub Al Busto
Venezia / Arsenale - Calle dei Forni
Castello 2281
Voodoo Child Pub
Via Gorgo 56
Caltana (VE)
Gasoline Road Bar
Piazza Mazzini 17
Jesolo (Venezia)
La Tana Del Luppolo Brasserie
Via Calnova, 2
San Dona Di Piave, Venezia
Bar Longhi dell'Hotel Guitti Palace San Marco
Il bar Longhi, prende il nome dal celebre pittore veneziano del Settecento, del quale all'interno della struttura si possono ammirare ben tre dipinti originali.A completare l'aspetto scenografico del locale, e' il bancone del bar, un altare del Cinquecento proveniente da una chiesa siciliana.
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Discoteche di Venezia
La migliori discoteche di Venezia
La caratteristica conformazione su isolette di Venezia ha fatto sì che molte delle sue discoteche siano situate nella provincia; facilmente raggiungibili, comunque, anche da altre città, le discoteche a Venezia si attestano come punto di incontro per tutto il Nord est italiano.
Vivi la notte in locale di Venezia I locali italiani sono in grado di offrire divertimenti sempre nuovi. Nella nostra lista di locali di Venezia troverai proposte per tutte le situazioni e per tutti i gusti.
In questa sezione troverete la guida alle migliori discoteche di venezia:
Terrazza Mare Don Pablo
Aperta solamente nel periodo estivo, la Terrazza Mare Don Pablo si divide in due appuntamenti fissi: durante la settimana a farla da padrone nelle sue sale sono le sonorità sud americane, mentre il sabato è dedicato alla commercial house. La posizione della discoteca sul mare le conferisce un tocco in più all’atmosfera.
Palmariva
La discoteca Palmariva vanta un’estensione notevole che le permette di offrire quattro sale che spaziano dai balli latinoamericani fino al revival. Il punto forte della discoteche sono le serata live in cui le migliori orchestre calcano il suo palco dando vita a esecuzioni trascinanti.
Il Muretto
La discoteca il Muretto, situata a Jesolo in provincia di Venezia, è un locale storico che attira giovani da tutto il nordest. La continua presenza di nomi che fanno parte del gotha della musica house ne fanno una meta imperdibile per chiunque passi da Jesolo.
Soundgarden
Il SoundGarden è una discoteca molto rinomata in tutta la costiera adriatica. Un locale frequentato dai giovani. Al SoundGarden potrai ascoltare la musica...
Tamur
Il Tamuré è una delle più note discoteche latino americano di Venezia. All’interno di questo locale potrai danzare al ritmo di sonorità che richiamano...
La caratteristica conformazione su isolette di Venezia ha fatto sì che molte delle sue discoteche siano situate nella provincia; facilmente raggiungibili, comunque, anche da altre città, le discoteche a Venezia si attestano come punto di incontro per tutto il Nord est italiano.
Vivi la notte in locale di Venezia I locali italiani sono in grado di offrire divertimenti sempre nuovi. Nella nostra lista di locali di Venezia troverai proposte per tutte le situazioni e per tutti i gusti.
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Terrazza Mare Don Pablo
Aperta solamente nel periodo estivo, la Terrazza Mare Don Pablo si divide in due appuntamenti fissi: durante la settimana a farla da padrone nelle sue sale sono le sonorità sud americane, mentre il sabato è dedicato alla commercial house. La posizione della discoteca sul mare le conferisce un tocco in più all’atmosfera.
Palmariva
La discoteca Palmariva vanta un’estensione notevole che le permette di offrire quattro sale che spaziano dai balli latinoamericani fino al revival. Il punto forte della discoteche sono le serata live in cui le migliori orchestre calcano il suo palco dando vita a esecuzioni trascinanti.
Il Muretto
La discoteca il Muretto, situata a Jesolo in provincia di Venezia, è un locale storico che attira giovani da tutto il nordest. La continua presenza di nomi che fanno parte del gotha della musica house ne fanno una meta imperdibile per chiunque passi da Jesolo.
Soundgarden
Il SoundGarden è una discoteca molto rinomata in tutta la costiera adriatica. Un locale frequentato dai giovani. Al SoundGarden potrai ascoltare la musica...
Tamur
Il Tamuré è una delle più note discoteche latino americano di Venezia. All’interno di questo locale potrai danzare al ritmo di sonorità che richiamano...
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Vogalonga
Vogalonga
La Vogalonga è un atto d'amore per Venezia e l’acqua che la circonda, per la sua laguna e le sue isole, per la voga e le sue barche e mantiene nel tempo il fine per cui è nata: diffondere la conoscenza e il consapevole rispetto della natura e della cultura della nostra città.
La Vogalonga è una festa per tutto il popolo del remo ed è oggi, come al suo nascere, una testimonianza pacifica contro il moto ondoso, pericolo per la città e la laguna.
La Vogalonga comprende storia del luogo, tradizione e dimensione internazionale, unendo gli appassionati di tutto il mondo con chi frequenta abitualmente la laguna e alla laguna appartiene.
La Vogalonga è frutto della passione e della tenacia di un gruppo di veneziani che da oltre trent’anni, senza alcuna finalità commerciale, la mantengono viva grazie alla collaborazione con l’amministrazione pubblica e con tutte le realtà legate al mondo del remo.
La Vogalonga è un atto d'amore per Venezia e l’acqua che la circonda, per la sua laguna e le sue isole, per la voga e le sue barche e mantiene nel tempo il fine per cui è nata: diffondere la conoscenza e il consapevole rispetto della natura e della cultura della nostra città.
La Vogalonga è una festa per tutto il popolo del remo ed è oggi, come al suo nascere, una testimonianza pacifica contro il moto ondoso, pericolo per la città e la laguna.
La Vogalonga comprende storia del luogo, tradizione e dimensione internazionale, unendo gli appassionati di tutto il mondo con chi frequenta abitualmente la laguna e alla laguna appartiene.
La Vogalonga è frutto della passione e della tenacia di un gruppo di veneziani che da oltre trent’anni, senza alcuna finalità commerciale, la mantengono viva grazie alla collaborazione con l’amministrazione pubblica e con tutte le realtà legate al mondo del remo.
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Festa di San Marco, Patrono di Venezia
Festa di San Marco, Patrono di Venezia
Per i veneziani il 25 aprile è ricorrenza assai più antica dell'attuale festa nazionale. Vi cade infatti il giorno del Santo Patrono Marco le cui reliquie, che si trovavano in terra islamica ad Alessandria d'Egitto, furono avventurosamente traslate a Venezia nell'anno 828 da due leggendari mercanti veneziani: Buono da Malamocco e Rustico da Torcello.
Si tramanda che per trafugare ai Musulmani il prezioso corpo (l'Islam riconosce e venera a sua volta Cristo e i Santi), i due astuti mercanti lo abbiano nascosto sotto una partita di carne di maiale, che passò senza ispezione la dogana a causa del noto disgusto per questa derrata imposto ai seguaci del Profeta.
Va ricordato che in quei tempi (e in parte ancor oggi) le reliquie erano un potente aggregatore sociale; inoltre attiravano pellegrini e contribuivano a innalzare il numero della popolazione nelle città, effetto molto importante per un urbanesimo agli albori che stentava ad affermarsi sulle popolazioni prevalentemente rurali.
Ogni reliquia era quindi bene accetta assieme a chi la recava e quella di San Marco lo fu particolarmente a Venezia, in quanto proprio quel Santo, mentre era in vita, avrebbe evangelizzato le genti venete divenendone Patrono ed emblema sotto forma di leone alato.
Alato, armato di spada e munito di un libro sul quale, in tempo di pace, si poteva leggere la frase Pax Tibi Marce Evangelista Meus (Pace a Te o Marco Mio Evangelista); un libro che veniva minacciosamente chiuso quando la spada, anziché cristianamente discriminare il bene dal male, si arrossava di sangue guerriero.
La commemorazione di San Marco Evangelista è oggi ridotta al solo 25 aprile, data della morte del Santo, ma ai tempi della Serenissima si festeggiava anche il 31 gennaio (dies translationis corporis) e il 25 giugno, giorno in cui nel 1094 dogante Vitale Falier avvenne il ritrovamento delle reliquie del Santo nella Basilica di S.Marco.
In occasione della festa del Patrono i Veneziani usano donare il bocolo (bocciolo di rosa) alla propria amata; sulle origini di questo dono conosciamo due ipotesi leggendarie.
Per i veneziani il 25 aprile è ricorrenza assai più antica dell'attuale festa nazionale. Vi cade infatti il giorno del Santo Patrono Marco le cui reliquie, che si trovavano in terra islamica ad Alessandria d'Egitto, furono avventurosamente traslate a Venezia nell'anno 828 da due leggendari mercanti veneziani: Buono da Malamocco e Rustico da Torcello.
Si tramanda che per trafugare ai Musulmani il prezioso corpo (l'Islam riconosce e venera a sua volta Cristo e i Santi), i due astuti mercanti lo abbiano nascosto sotto una partita di carne di maiale, che passò senza ispezione la dogana a causa del noto disgusto per questa derrata imposto ai seguaci del Profeta.
Va ricordato che in quei tempi (e in parte ancor oggi) le reliquie erano un potente aggregatore sociale; inoltre attiravano pellegrini e contribuivano a innalzare il numero della popolazione nelle città, effetto molto importante per un urbanesimo agli albori che stentava ad affermarsi sulle popolazioni prevalentemente rurali.
Ogni reliquia era quindi bene accetta assieme a chi la recava e quella di San Marco lo fu particolarmente a Venezia, in quanto proprio quel Santo, mentre era in vita, avrebbe evangelizzato le genti venete divenendone Patrono ed emblema sotto forma di leone alato.
Alato, armato di spada e munito di un libro sul quale, in tempo di pace, si poteva leggere la frase Pax Tibi Marce Evangelista Meus (Pace a Te o Marco Mio Evangelista); un libro che veniva minacciosamente chiuso quando la spada, anziché cristianamente discriminare il bene dal male, si arrossava di sangue guerriero.
La commemorazione di San Marco Evangelista è oggi ridotta al solo 25 aprile, data della morte del Santo, ma ai tempi della Serenissima si festeggiava anche il 31 gennaio (dies translationis corporis) e il 25 giugno, giorno in cui nel 1094 dogante Vitale Falier avvenne il ritrovamento delle reliquie del Santo nella Basilica di S.Marco.
In occasione della festa del Patrono i Veneziani usano donare il bocolo (bocciolo di rosa) alla propria amata; sulle origini di questo dono conosciamo due ipotesi leggendarie.
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La festa della Sensa a Venezia
La festa della Sensa a Venezia
La Festa della Sensa è una delle più antiche celebrazioni veneziane. Nacque infatti nell´anno 1000 per festeggiare e tramandare l´impresa navale del Doge Pietro Orseolo II.
Al giorno d´oggi la Festa della Sensa continua a sopravvivere seppur in forma minore. Il Sindaco nel giorno dell´Ascensione raggiunge, a bordo della "Bissona Serenissima" usata nel Corteo della Regata Storica, la bocca di porto di San Nicolò al Lido per lanciare, affiancato dalle barche a remi delle Società di Voga veneziane, la vera d´oro che ancor oggi simboleggia l´eterna unione tra Venezia e il Mare.
Saltuariamente ancor oggi viene allestita la Fiera della Sensa utilizzando quel recinto in legno dipinto che viene anche usato a Carnevale in campo Santo Stefano.
Nel giorno dell’Ascensione si svolge a Venezia la Festa della Sensa (Ascensione in veneziano), ricorrenza tradizionale di antica origine. Attorno all’anno 100 le città dalmate avevano chiesto aiuto a Venezia contro le aggressioni perpretate dai pirati della Croazia e da altri ribaldi. Fu così che nel giorno dell’Ascensione, il Doge Pietro Orseolo decise di far salpare le navi veneziane a difesa della Dalmazia. Essendo in quel tempo una delle più forti potenze marinare, Venezia sconfisse facilmente i ribelli e le acque dell’Adriatico tornarono sicure. Il Gran Consiglio decise allora che quel giorno, il giorno dell’Ascensione, sarebbe stato festeggiato.
Questa è la famosa Festa, in cui il Doge, sulla Bucintoro, lanciava un anello a largo delle acque di S.Pietro di Castello, lo Sposalizio col mare, si celebra tuttora da parte delle autorità cittadine: una ricostruzione della Bucintoro e tante barche d’epoca si ritrovano lungo il bacino San marco, poi il Sindaco della città getta l’anello, che sta a simboleggiare il matrimonio col Mare, in Laguna.
Storicamente la Sensa è il frutto di una sovrapposizione nel tempo di riti e manifestazioni civili e religiose, oggi le si preferisce attribuire il significato di festa del Mare e quindi di festa della città che trae dal suo rapporto col mare ragione di vita.
La Festa della Sensa è una delle più antiche celebrazioni veneziane. Nacque infatti nell´anno 1000 per festeggiare e tramandare l´impresa navale del Doge Pietro Orseolo II.
Al giorno d´oggi la Festa della Sensa continua a sopravvivere seppur in forma minore. Il Sindaco nel giorno dell´Ascensione raggiunge, a bordo della "Bissona Serenissima" usata nel Corteo della Regata Storica, la bocca di porto di San Nicolò al Lido per lanciare, affiancato dalle barche a remi delle Società di Voga veneziane, la vera d´oro che ancor oggi simboleggia l´eterna unione tra Venezia e il Mare.
Saltuariamente ancor oggi viene allestita la Fiera della Sensa utilizzando quel recinto in legno dipinto che viene anche usato a Carnevale in campo Santo Stefano.
Nel giorno dell’Ascensione si svolge a Venezia la Festa della Sensa (Ascensione in veneziano), ricorrenza tradizionale di antica origine. Attorno all’anno 100 le città dalmate avevano chiesto aiuto a Venezia contro le aggressioni perpretate dai pirati della Croazia e da altri ribaldi. Fu così che nel giorno dell’Ascensione, il Doge Pietro Orseolo decise di far salpare le navi veneziane a difesa della Dalmazia. Essendo in quel tempo una delle più forti potenze marinare, Venezia sconfisse facilmente i ribelli e le acque dell’Adriatico tornarono sicure. Il Gran Consiglio decise allora che quel giorno, il giorno dell’Ascensione, sarebbe stato festeggiato.
Questa è la famosa Festa, in cui il Doge, sulla Bucintoro, lanciava un anello a largo delle acque di S.Pietro di Castello, lo Sposalizio col mare, si celebra tuttora da parte delle autorità cittadine: una ricostruzione della Bucintoro e tante barche d’epoca si ritrovano lungo il bacino San marco, poi il Sindaco della città getta l’anello, che sta a simboleggiare il matrimonio col Mare, in Laguna.
Storicamente la Sensa è il frutto di una sovrapposizione nel tempo di riti e manifestazioni civili e religiose, oggi le si preferisce attribuire il significato di festa del Mare e quindi di festa della città che trae dal suo rapporto col mare ragione di vita.
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Regata Storica di Venezia
La Regata Storica di Venezia
La Regata Storica è un'importante rievocazione storica ed una manifestazione sportiva che ha luogo a Venezia la prima domenica di settembre.
Si svolge principalmente lungo il Canal Grande ed è uno dei momenti più spettacolari, pittoreschi e coinvolgenti della vita cittadina. E’ una manifestazione molto apprezzata dai numerosi turisti, ma sentita in particolar modo dai veneziani, che le riservano un’importanza notevole tra i vari eventi annuali che si svolgono in città.
La manifestazione è composta da due fasi ben distinte tra loro: il corteo storico e, a seguire, le regate competitive.
Apice della Regata Storica di Venezia è la sfida dei campioni del remo su gondolini a 2 remi, imbarcazioni leggere in forma di gondola molto snella. A differenza delle regate sulla più nota barca lagunare, queste gare esaltano le qualità tecniche dei regatanti più che la loro potenza. Questa è la sfida più attesa dal popolo del remo, quella che accende il tifo dei veneziani e che ha consolidato nel tempo il mito sportivo della Regata Storica.Vincere in Canalasso, come chiamano il Canal Grande gli abitanti di questa città, è ancor oggi il desiderio più ambito di ogni regatante..
I primi classificati vengono premiati con la bandiera rossa e poi di seguito le altre 3 coppie con le bandiere bianca, verde e blu, trofei che nella Regata Storica di Venezia sostituiscono le medaglie.
A fianco dei trofei simbolici, la tradizione assegnava fino a pochi anni or sono anche premi in natura, il più famoso tra i quali era un porcellino vivo, che veniva fatto sfilare su una gondola apposita nel corteo storico. Fortunatamente questa incivile usanza è stata abolita (anche se da pochi anni) ufficialmente in seguito a proteste animaliste. Gli organizzatori della manifestazione, probabilmente nella loro profana ignoranza, non erano a conoscenza del fatto che i maiali, a discapito del loro comportamento apparentemente stupido, sono fra gli animali più intelligenti ed hanno il codice genetico che si avvicina maggiormante a quello umano dopo le scimmie.
La Regata Storica è un'importante rievocazione storica ed una manifestazione sportiva che ha luogo a Venezia la prima domenica di settembre.
Si svolge principalmente lungo il Canal Grande ed è uno dei momenti più spettacolari, pittoreschi e coinvolgenti della vita cittadina. E’ una manifestazione molto apprezzata dai numerosi turisti, ma sentita in particolar modo dai veneziani, che le riservano un’importanza notevole tra i vari eventi annuali che si svolgono in città.
La manifestazione è composta da due fasi ben distinte tra loro: il corteo storico e, a seguire, le regate competitive.
Apice della Regata Storica di Venezia è la sfida dei campioni del remo su gondolini a 2 remi, imbarcazioni leggere in forma di gondola molto snella. A differenza delle regate sulla più nota barca lagunare, queste gare esaltano le qualità tecniche dei regatanti più che la loro potenza. Questa è la sfida più attesa dal popolo del remo, quella che accende il tifo dei veneziani e che ha consolidato nel tempo il mito sportivo della Regata Storica.Vincere in Canalasso, come chiamano il Canal Grande gli abitanti di questa città, è ancor oggi il desiderio più ambito di ogni regatante..
I primi classificati vengono premiati con la bandiera rossa e poi di seguito le altre 3 coppie con le bandiere bianca, verde e blu, trofei che nella Regata Storica di Venezia sostituiscono le medaglie.
A fianco dei trofei simbolici, la tradizione assegnava fino a pochi anni or sono anche premi in natura, il più famoso tra i quali era un porcellino vivo, che veniva fatto sfilare su una gondola apposita nel corteo storico. Fortunatamente questa incivile usanza è stata abolita (anche se da pochi anni) ufficialmente in seguito a proteste animaliste. Gli organizzatori della manifestazione, probabilmente nella loro profana ignoranza, non erano a conoscenza del fatto che i maiali, a discapito del loro comportamento apparentemente stupido, sono fra gli animali più intelligenti ed hanno il codice genetico che si avvicina maggiormante a quello umano dopo le scimmie.
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Basilica di S. Maria Gloriosa dei Frari
La Basilica di S. Maria Gloriosa dei Frari a Venezia
La basilica di Santa Maria gloriosa dei Frari, comunemente chiamata solo i Frari, è una delle maggiori chiese di Venezia e ha ricevuto il titolo di basilica minore.
È situata nell'omonimo Campo dei Frari, nel cuore del sestiere di San Polo, ed è dedicata all'Assunzione di Maria. Al suo interno sono custodite numerose opere d'arte, tra cui due capolavori del Tiziano.
I frati francescani ottennero il terreno dal doge Jacopo Tiepolo nel 1250 e subito vi costruirono una piccola chiesa orientata dal lato opposto dell'attuale basilica che risale invece alla metà del XIV secolo e ha il suo modello nella veneziana San Giovanni e Paolo. A fianco svetta il campanile in cotto, uno dei più alti di Venezia, risalente al 1396.
La visita alla Basilica dei Frari è da considerarsi un elemento obbligatorio di ogni sosta in città. La ricchezza monumentale e delle opere d'arte conservate all'interno è infinita. L'ingresso costa 3 euro che sono certamente spesi bene. L'edificio ha una mole giganesca con una navate centrale lunga più di 100 metri divisa da poderose colonne in marmo. Sulle pareti laterali interne della chiesa trovano posto notevoli monumenti. Impossibili citarli tutti per la qual cosa rimando ad una guida dettagliata ma nella mia personale esperienza hanno spiccato per fascino e suggestione il Monumento funebre di Canova, dove una triste processione marmorea si avvia verso la porta del sepolcro semichiusa, ed il Monumento al Doge Giovanni Pesaro del Longhena, dove statue giganti di mori reggono il monumento del Doge circondato da una corte di statue di marmo bianco.
Sulla parete interna della facciata trovano posto dei monumenti funebri opera di Pietro Lombardo mentre sulla destra si succedono nello spazio di 15 metri l'Altare di Sant'Antonio del Longhena (1598-1682), il Monumento funebre di Tiziano raffigurato anziano e circondato dalle arti, una tela del Saviati (XVI sec.) ed un notevole gruppo marmoreo del Vittoria raffigurante i Santi Pietro, Andrea e Gerolamo.
La chiesa è immersa in uno splendido gioco di luci e colori dovuto alle vetrate istoriate. Ai lati si innalzano monumenti funerbi sapientemente scolpiti che attraggono numerosi visitatori. Tra questi ne cito due in particolare, realizzati nell''800, uno dedicato al famoso scultore Canova e uno al celebre pittore Tiziano. Quest'ultimo è l'artefice di due importanti dipinti che impreziosiscono ulteriormente questo gioiello, la pala dell'Assunta e la Madonna di Ca' Pesaro. L'atmosfera che vi si respira è di un ambiente fortemente spirituale ed emotivamente coinvolgente. Camminare lunga la navata è compiere un percorso interiore intenso ed emozionante, avvicinandosi piano piano all'altare.
La basilica di Santa Maria gloriosa dei Frari, comunemente chiamata solo i Frari, è una delle maggiori chiese di Venezia e ha ricevuto il titolo di basilica minore.
È situata nell'omonimo Campo dei Frari, nel cuore del sestiere di San Polo, ed è dedicata all'Assunzione di Maria. Al suo interno sono custodite numerose opere d'arte, tra cui due capolavori del Tiziano.
I frati francescani ottennero il terreno dal doge Jacopo Tiepolo nel 1250 e subito vi costruirono una piccola chiesa orientata dal lato opposto dell'attuale basilica che risale invece alla metà del XIV secolo e ha il suo modello nella veneziana San Giovanni e Paolo. A fianco svetta il campanile in cotto, uno dei più alti di Venezia, risalente al 1396.
La visita alla Basilica dei Frari è da considerarsi un elemento obbligatorio di ogni sosta in città. La ricchezza monumentale e delle opere d'arte conservate all'interno è infinita. L'ingresso costa 3 euro che sono certamente spesi bene. L'edificio ha una mole giganesca con una navate centrale lunga più di 100 metri divisa da poderose colonne in marmo. Sulle pareti laterali interne della chiesa trovano posto notevoli monumenti. Impossibili citarli tutti per la qual cosa rimando ad una guida dettagliata ma nella mia personale esperienza hanno spiccato per fascino e suggestione il Monumento funebre di Canova, dove una triste processione marmorea si avvia verso la porta del sepolcro semichiusa, ed il Monumento al Doge Giovanni Pesaro del Longhena, dove statue giganti di mori reggono il monumento del Doge circondato da una corte di statue di marmo bianco.
Sulla parete interna della facciata trovano posto dei monumenti funebri opera di Pietro Lombardo mentre sulla destra si succedono nello spazio di 15 metri l'Altare di Sant'Antonio del Longhena (1598-1682), il Monumento funebre di Tiziano raffigurato anziano e circondato dalle arti, una tela del Saviati (XVI sec.) ed un notevole gruppo marmoreo del Vittoria raffigurante i Santi Pietro, Andrea e Gerolamo.
La chiesa è immersa in uno splendido gioco di luci e colori dovuto alle vetrate istoriate. Ai lati si innalzano monumenti funerbi sapientemente scolpiti che attraggono numerosi visitatori. Tra questi ne cito due in particolare, realizzati nell''800, uno dedicato al famoso scultore Canova e uno al celebre pittore Tiziano. Quest'ultimo è l'artefice di due importanti dipinti che impreziosiscono ulteriormente questo gioiello, la pala dell'Assunta e la Madonna di Ca' Pesaro. L'atmosfera che vi si respira è di un ambiente fortemente spirituale ed emotivamente coinvolgente. Camminare lunga la navata è compiere un percorso interiore intenso ed emozionante, avvicinandosi piano piano all'altare.
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Festa della Madonna della Salute
Festa della Madonna della Salute a Venezia
La festa della Madonna della Salute si celebra il 21 novembre di ogni anno. In questa occasione viene costruito un ponte provvisorio su barche che attraversa il Canal Grande e collega San Moisé e la zona della chiesa di Santa Maria del Giglio, per consentire il passaggio della processione di fedeli che rende omaggio alla Madonna affinché interceda per la loro buona salute.
Questa festività, a metà tra il sacro e il pagano, risale alle problematiche economiche, politiche e sociali che Venezia ha dovuto affrontare nel XVII secolo. La peste si era ripresentata nella città dopo 54 anni, dimezzando la popolazione.
Nonostante le misure igienico-sanitarie adottate dal governo, la situazione sembrava non avere risoluzione e la popolazione era decimata.
Il Senato allora decise di ricorrere nuovamente all’aiuto divino pronunciando il voto solenne che qualora la città scampi alla totale rovina si edificherà un tempio di ringraziamento alla Madonna di proporzione e bellezza mai viste sino ad allora.
La festa della Madonna della Salute si celebra il 21 novembre di ogni anno. In questa occasione viene costruito un ponte provvisorio su barche che attraversa il Canal Grande e collega San Moisé e la zona della chiesa di Santa Maria del Giglio, per consentire il passaggio della processione di fedeli che rende omaggio alla Madonna affinché interceda per la loro buona salute.
Questa festività, a metà tra il sacro e il pagano, risale alle problematiche economiche, politiche e sociali che Venezia ha dovuto affrontare nel XVII secolo. La peste si era ripresentata nella città dopo 54 anni, dimezzando la popolazione.
Nonostante le misure igienico-sanitarie adottate dal governo, la situazione sembrava non avere risoluzione e la popolazione era decimata.
Il Senato allora decise di ricorrere nuovamente all’aiuto divino pronunciando il voto solenne che qualora la città scampi alla totale rovina si edificherà un tempio di ringraziamento alla Madonna di proporzione e bellezza mai viste sino ad allora.
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La Basilica Santa Maria della Salute a Venezia
La Basilica Santa Maria della Salute (o Chiesa della Salute o semplicemente La Salute) è una basilica di Venezia eretta vicino alla Punta della Dogana, da dove risalta nel panorama del Bacino di San Marco e del Canal Grande.
Progettata da Baldassarre Longhena con attenzione ai modelli del Palladio, è una delle migliori espressioni dell’architettura barocca veneziana.
La chiesa, splendido esempio di architettura barocca veneziana, venne eretta nel 1687 per volontà del Doge, su progetto dell’architetto Baldassarre Longhena, per festeggiare la fine della terribile pestilenza che aveva colpito Venezia.
All’interno della chiesa si possono ammirare dipinti del Tiziano e del Tintoretto, come la famosa tela delle Le nozze di Cana del 1561.
Esternamente la pianta ottagonale è contraddistinta da altrettanti prospetti architettonici, e il più grandioso è quello corrispondente alla facciata principale, caratterizzata da un imponente portale ed enfatizzata dall'ampia scalinata.
L'interno è sobrio e nello stesso tempo maestoso, con robuste arcate divise da colonne composite.
Il ricco altare maggiore è sovrastato da un gruppo marmoreo che raffigura Venezia inginocchiata ai piedi della Madonna che invoca la sua protezione. Sempre sull'altare è esposta un Immagine della Vergine del XIII secolo di scuola greco-bizantina.
La Basilica Santa Maria della Salute (o Chiesa della Salute o semplicemente La Salute) è una basilica di Venezia eretta vicino alla Punta della Dogana, da dove risalta nel panorama del Bacino di San Marco e del Canal Grande.
Progettata da Baldassarre Longhena con attenzione ai modelli del Palladio, è una delle migliori espressioni dell’architettura barocca veneziana.
La chiesa, splendido esempio di architettura barocca veneziana, venne eretta nel 1687 per volontà del Doge, su progetto dell’architetto Baldassarre Longhena, per festeggiare la fine della terribile pestilenza che aveva colpito Venezia.
All’interno della chiesa si possono ammirare dipinti del Tiziano e del Tintoretto, come la famosa tela delle Le nozze di Cana del 1561.
Esternamente la pianta ottagonale è contraddistinta da altrettanti prospetti architettonici, e il più grandioso è quello corrispondente alla facciata principale, caratterizzata da un imponente portale ed enfatizzata dall'ampia scalinata.
L'interno è sobrio e nello stesso tempo maestoso, con robuste arcate divise da colonne composite.
Il ricco altare maggiore è sovrastato da un gruppo marmoreo che raffigura Venezia inginocchiata ai piedi della Madonna che invoca la sua protezione. Sempre sull'altare è esposta un Immagine della Vergine del XIII secolo di scuola greco-bizantina.
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Il Ponte dei Tre Archi a Venezia
Il Ponte dei Tre Archi a Venezia
Il ponte dei Tre Archi Perse il nome originale di ponte di S.Giobbe quando rimase l'ultimo a tre arcate.
Il ponte dei Tre Archi attraversa il Canale di Cannaregio all'incirca a metà della sua lunghezza ed è caratterizzato da una struttura a tre arcate, due laterali di piccole dimensioni e una centrale di ampie dimensioni.
È rimasto l'unico esempio di ponte veneziano a tre arcate ma in passato esistevano sicuramente altri ponti veneziani con questa struttura: per esempio nel XV secolo era a tre archi anche il ponte di San Lorenzo nel sestiere di Castello, come documentato nel dipinto di Gentile Bellini Il miracolo della Croce a San Lorenzo esposto presso le Gallerie dell'Accademia. L'ultima ricostruzione risale al 1688 ad opera di Andrea Tirali
Il Ponte dei Tre Archi si trova a Venezia ed attraversa il Canale di Cannaregio, importante via d'acqua che conduce dal Canal Grande alla laguna. Il Ponte dei Tre Archi venne costruito in pietra nel 1503 ma fu completamente riedificato dall'architetto Andrea Tirali nel 1688, che comunque ne rispettò le linee originali. Vicino al Ponte dei Tre Archi si trova la Chiesa di San Giobbe, l'osteria Ai Canottieri (Cannaregio 690, Venezia, tel. +39 041 715408) e l'ex Macello che fu costruito durante la dominazione austriaca per concentrare i mattatoi sparsi un tempo per la città. L'area dell'ex Macello ha ospitato per una trentina d'anni molte società remiere di Venezia, tra le quali segnaliamo l'Associazione Settemari e la Remiera Tre Archi che da qualche tempo sono state trasferite presso il cantiere del Parco Villa Groggia.
Attualmente questo è l'unico ponte di Venezia ad avere tre arcate mentre in passato anche il Ponte di S. Lorenzo aveva una struttura a tre archi. Vogliamo ricordare inoltre che durante il concorso per la costruzione dell'ultimo Ponte di Rialto, il grande architetto Andrea Palladio presentò un progetto di ponte a tre arcate, in stile neoclassico. Tale progetto non convinse e venne scelto invece quello ad arcata unica di Antonio da Ponte. Le fermate dei vaporetti più vicine a questo ponte sono "Crea" (linee 41-42) e "Tre Archi" (linee 51-52). Il Ponte dei Tre Archi è situato a circa 10 minuti a piedi dalla Stazione di Venezia Santa Lucia, e ci si può arrivare in 5 minuti anche dal Ghetto di Venezia.
Il ponte dei Tre Archi Perse il nome originale di ponte di S.Giobbe quando rimase l'ultimo a tre arcate.
Il ponte dei Tre Archi attraversa il Canale di Cannaregio all'incirca a metà della sua lunghezza ed è caratterizzato da una struttura a tre arcate, due laterali di piccole dimensioni e una centrale di ampie dimensioni.
È rimasto l'unico esempio di ponte veneziano a tre arcate ma in passato esistevano sicuramente altri ponti veneziani con questa struttura: per esempio nel XV secolo era a tre archi anche il ponte di San Lorenzo nel sestiere di Castello, come documentato nel dipinto di Gentile Bellini Il miracolo della Croce a San Lorenzo esposto presso le Gallerie dell'Accademia. L'ultima ricostruzione risale al 1688 ad opera di Andrea Tirali
Il Ponte dei Tre Archi si trova a Venezia ed attraversa il Canale di Cannaregio, importante via d'acqua che conduce dal Canal Grande alla laguna. Il Ponte dei Tre Archi venne costruito in pietra nel 1503 ma fu completamente riedificato dall'architetto Andrea Tirali nel 1688, che comunque ne rispettò le linee originali. Vicino al Ponte dei Tre Archi si trova la Chiesa di San Giobbe, l'osteria Ai Canottieri (Cannaregio 690, Venezia, tel. +39 041 715408) e l'ex Macello che fu costruito durante la dominazione austriaca per concentrare i mattatoi sparsi un tempo per la città. L'area dell'ex Macello ha ospitato per una trentina d'anni molte società remiere di Venezia, tra le quali segnaliamo l'Associazione Settemari e la Remiera Tre Archi che da qualche tempo sono state trasferite presso il cantiere del Parco Villa Groggia.
Attualmente questo è l'unico ponte di Venezia ad avere tre arcate mentre in passato anche il Ponte di S. Lorenzo aveva una struttura a tre archi. Vogliamo ricordare inoltre che durante il concorso per la costruzione dell'ultimo Ponte di Rialto, il grande architetto Andrea Palladio presentò un progetto di ponte a tre arcate, in stile neoclassico. Tale progetto non convinse e venne scelto invece quello ad arcata unica di Antonio da Ponte. Le fermate dei vaporetti più vicine a questo ponte sono "Crea" (linee 41-42) e "Tre Archi" (linee 51-52). Il Ponte dei Tre Archi è situato a circa 10 minuti a piedi dalla Stazione di Venezia Santa Lucia, e ci si può arrivare in 5 minuti anche dal Ghetto di Venezia.
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Ponte delle Tette
Il Ponte delle Tette a Venezia
Il Ponte delle Tette si trova nel sestriere di San Polo.
Ai tempi della Repubblica di Venezia, tutta la zona (Carampane) costituiva un vero e proprio quartiere a "luci rosse" in cui abbondavano le case di tolleranza e una di queste si trovava proprio sopra al ponte delle Tette. Le prostitute, affacciandosi alle finestre verso il ponte e la fondamenta sottostante, erano use allettare i passanti mostrando i seni scoperti: da qui ha origine questa singolare toponomastica.
E’ chiamato il Ponte delle Tette e la storia di questo nome curioso e malizioso è semplice. Vicino a Rialto le Carampane era una di quelle aree di Venezia nella quale le prostitute di Venezia erano obbligate a concentrarsi fin dal XV secolo per disposizione delle leggi sull’ordine pubblico. Per attrarre la clientela esse sedevano sulle finestre a seno nudo o con le gambe penzoloni dai balconi per mostrare tutte le loro grazie o talvolta stavano completamente nude: il tutto proprio nei pressi del ponte in questione. C’era addirittura un’ordinanza che le invogliava a mostrarsi così in pubblico per richiamare i clienti e per distoglierli da una ondata di omosessualità che, quasi, era diventata un problema di stato. Ma la crisi per le prostitute non derivava certo da questo quanto dal fatto che nel 1509 a Venezia esistevano 11.654 cortigiane, ragion per cui i guadagni pro capite erano calati di molto.
Il Ponte delle Tette si trova nel sestriere di San Polo.
Ai tempi della Repubblica di Venezia, tutta la zona (Carampane) costituiva un vero e proprio quartiere a "luci rosse" in cui abbondavano le case di tolleranza e una di queste si trovava proprio sopra al ponte delle Tette. Le prostitute, affacciandosi alle finestre verso il ponte e la fondamenta sottostante, erano use allettare i passanti mostrando i seni scoperti: da qui ha origine questa singolare toponomastica.
E’ chiamato il Ponte delle Tette e la storia di questo nome curioso e malizioso è semplice. Vicino a Rialto le Carampane era una di quelle aree di Venezia nella quale le prostitute di Venezia erano obbligate a concentrarsi fin dal XV secolo per disposizione delle leggi sull’ordine pubblico. Per attrarre la clientela esse sedevano sulle finestre a seno nudo o con le gambe penzoloni dai balconi per mostrare tutte le loro grazie o talvolta stavano completamente nude: il tutto proprio nei pressi del ponte in questione. C’era addirittura un’ordinanza che le invogliava a mostrarsi così in pubblico per richiamare i clienti e per distoglierli da una ondata di omosessualità che, quasi, era diventata un problema di stato. Ma la crisi per le prostitute non derivava certo da questo quanto dal fatto che nel 1509 a Venezia esistevano 11.654 cortigiane, ragion per cui i guadagni pro capite erano calati di molto.
Perchè si chiama il Ponte delle Tette
C'è un ponte a Venezia che racconta la storia di una città alle prese con prostituzione e sodomia. Non è famoso come il Ponte di Calatrava, o quello di Rialto, di sicuro è un luogo da visitare, se non altro per il nome curioso che si porta addosso: il Ponte delle Tette. Ai primi del 1500 si assiste a un florilegio della prostituzione femminile a Venezia: il censimento del 1509 ne conta 11.164. Il fenomeno era tollerato se non incentivato, per via dei numerosi “foresti” di passaggio in città. Dalla prima metà del ’300 Venezia ha addirittura un suo quartiere “a luci rosse”: le prostitute venivano infatti obbligate ad abitare nella zona delle Carampane, e in particolare nelle case da proprietà della nobile famiglia Trapani. Da Ca’ Rampani deriva il termine “vecchia carampana” (vecchia prostituta in veneziano). Alla sera, dopo la terza campana, dovevano rientrare a casa pena una multa e dieci frustate. Non potevano frequentare le osterie e uscivano solo di sabato. Le cortigiane di alto borgo, invece, godevano di molta più libertà, grazie anche alle loro importanti frequentazioni. La zona della Carampane arriva fino al Ponte delle Tette, così chiamato perché dalle finestre dei palazzi circostanti le meretrici solevano affacciarsi con i seni nudi per attirare l’attenzione dei passanti. Leggenda vuole che fosse un’ordinanza del XV secolo (in realtà mai riscontrata) a incoraggiarle in tal senso per combattere la sodomia maschile. Sembra infatti che nel ’500 l’omosessualità fosse un fenomeno tanto diffuso quanto osteggiato: ne portano testimonianza i fascicoli di numerosi processi per sodomia.
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Ponte del Paradiso a Venezia
Il Ponte del Paradiso a Venezia
Il Ponte del Paradiso che sorge di fronte allo splendido portale dell’ingresso dell’Arsenale ed è uno splendido esempio di architettura bizantina e gotica.
Il Ponte del Paradiso è ubicato a Venezia nel sestiere di Castello, nel territorio della parrocchia di Santa Maria Formosa.
Il ponte immette sulla Calle del Paradiso, che è una caratteristica calle di Venezia che offre alcuni esempi di architettura bizantina e gotica nonché la presenza di strutture a barbacani su entrambi i lati di tutto il suo percorso. Non è noto se il nome “Paradiso” sia dovuto a quello di una “casada” perché non risulta che una famiglia di tal nome abitasse in questo luogo.
Esisteva anche un pittore che si firmava Nicolaus Paradisi o anche Nicolò Paradiso depentor, ma venne individuato quale Nicoletto Semitecolo che si firmava così perché abitava in quei luoghi. Ciò viene indicato anche in uno dei suoi quadri dalla dicitura in capite Pontis Paradixi.
Secondo la storico Dezan, con maggiore probabilità il nome è dovuto alla festosità con la quale la calle veniva addobbata nei giorni di festa, in particolare il Venerdì Santo.
Il ponte e la calle si distinguono in particolare per l’arco cuspidato gotico, posto fra due case adiacenti al ponte. Si tratta di un’opera in marmo del ‘400 che raffigura la Madonna che nel passato aveva ai lati gli stemmi delle famiglie Foscari e Mocenigo, ora non più presenti.
Il Ponte del Paradiso che sorge di fronte allo splendido portale dell’ingresso dell’Arsenale ed è uno splendido esempio di architettura bizantina e gotica.
Il Ponte del Paradiso è ubicato a Venezia nel sestiere di Castello, nel territorio della parrocchia di Santa Maria Formosa.
Il ponte immette sulla Calle del Paradiso, che è una caratteristica calle di Venezia che offre alcuni esempi di architettura bizantina e gotica nonché la presenza di strutture a barbacani su entrambi i lati di tutto il suo percorso. Non è noto se il nome “Paradiso” sia dovuto a quello di una “casada” perché non risulta che una famiglia di tal nome abitasse in questo luogo.
Esisteva anche un pittore che si firmava Nicolaus Paradisi o anche Nicolò Paradiso depentor, ma venne individuato quale Nicoletto Semitecolo che si firmava così perché abitava in quei luoghi. Ciò viene indicato anche in uno dei suoi quadri dalla dicitura in capite Pontis Paradixi.
Secondo la storico Dezan, con maggiore probabilità il nome è dovuto alla festosità con la quale la calle veniva addobbata nei giorni di festa, in particolare il Venerdì Santo.
Il ponte e la calle si distinguono in particolare per l’arco cuspidato gotico, posto fra due case adiacenti al ponte. Si tratta di un’opera in marmo del ‘400 che raffigura la Madonna che nel passato aveva ai lati gli stemmi delle famiglie Foscari e Mocenigo, ora non più presenti.
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