domenica 2 ottobre 2011

Ponte delle Tette

Il Ponte delle Tette a Venezia

Il Ponte delle Tette si trova nel sestriere di San Polo.

Ai tempi della Repubblica di Venezia, tutta la zona (Carampane) costituiva un vero e proprio quartiere a "luci rosse" in cui abbondavano le case di tolleranza e una di queste si trovava proprio sopra al ponte delle Tette. Le prostitute, affacciandosi alle finestre verso il ponte e la fondamenta sottostante, erano use allettare i passanti mostrando i seni scoperti: da qui ha origine questa singolare toponomastica.

E’ chiamato il Ponte delle Tette e la storia di questo nome curioso e malizioso è semplice. Vicino a Rialto le Carampane era una di quelle aree di Venezia nella quale le prostitute di Venezia erano obbligate a concentrarsi fin dal XV secolo per disposizione delle leggi sull’ordine pubblico. Per attrarre la clientela esse sedevano sulle finestre a seno nudo o con le gambe penzoloni dai balconi per mostrare tutte le loro grazie o talvolta stavano completamente nude: il tutto proprio nei pressi del ponte in questione. C’era addirittura un’ordinanza che le invogliava a mostrarsi così in pubblico per richiamare i clienti e per distoglierli da una ondata di omosessualità che, quasi, era diventata un problema di stato. Ma la crisi per le prostitute non derivava certo da questo quanto dal fatto che nel 1509 a Venezia esistevano 11.654 cortigiane, ragion per cui i guadagni pro capite erano calati di molto.


Perchè si chiama il Ponte delle Tette

C'è un ponte a Venezia che racconta la storia di una città alle prese con prostituzione e sodomia. Non è famoso come il Ponte di Calatrava, o quello di Rialto, di sicuro è un luogo da visitare, se non altro per il nome curioso che si porta addosso: il Ponte delle Tette. Ai primi del 1500 si assiste a un florilegio della prostituzione femminile a Venezia: il censimento del 1509 ne conta 11.164. Il fenomeno era tollerato se non incentivato, per via dei numerosi “foresti” di passaggio in città. Dalla prima metà del ’300 Venezia ha addirittura un suo quartiere “a luci rosse”: le prostitute venivano infatti obbligate ad abitare nella zona delle Carampane, e in particolare nelle case da proprietà della nobile famiglia Trapani. Da Ca’ Rampani deriva il termine “vecchia carampana” (vecchia prostituta in veneziano). Alla sera, dopo la terza campana, dovevano rientrare a casa pena una multa e dieci frustate. Non potevano frequentare le osterie e uscivano solo di sabato. Le cortigiane di alto borgo, invece, godevano di molta più libertà, grazie anche alle loro importanti frequentazioni. La zona della Carampane arriva fino al Ponte delle Tette, così chiamato perché dalle finestre dei palazzi circostanti le meretrici solevano affacciarsi con i seni nudi per attirare l’attenzione dei passanti. Leggenda vuole che fosse un’ordinanza del XV secolo (in realtà mai riscontrata) a incoraggiarle in tal senso per combattere la sodomia maschile. Sembra infatti che nel ’500 l’omosessualità fosse un fenomeno tanto diffuso quanto osteggiato: ne portano testimonianza i fascicoli di numerosi processi per sodomia.

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